La Russia vuole una catena di fast food patriottica

Due registi chiedono a Putin fondi pubblici per creare fast food alternativi a quelli occidentali

La Russia vuole una catena di fast food patriottica

Il 31 gennaio 1990 fu aperto il primo McDonald's a Mosca. Trentamila persone furono servite, un vero e proprio record, con le persone in coda per tre o quattro ore pur di poter mangiare l'hamburger a stelle e strisce. La fine della Guerra fredda rendeva possibile ciò che, fino ad allora, sembrava fantascienza. La Russia si apriva al mondo. Dopo 24 anni iniziarono i problemi. Quattro ristoranti McDonald's a Mosca finirono sotto i rigidi controlli del "Rospotrebnadzor", l'agenzia per la tutela dei diritti dei consumatori. L'accusa: troppe calorie. Ma dietro alla svolta salutista del Cremlino c'era, in realtà, la risposta russa alla guerra delle sanzioni avviata da Stati Uniti e Ue contro Mosca dopo la crisi ucraina.

La battaglia prosegue. Due registi russi, Nikita Mikhalkov e Andrei Konchalovsky, hanno scritto una lettera al presidente Vladimir Putin, chiedendo contributi pubblici per la creazione di una catena di fast food patriottici dal nome "Mangiamo a casa", in alternativa alle catene di ristoranti occidentali, compreso McDonald’s. Lo riporta il quotidiano Kommersant. L’investimento richiesto allo Stato - per la natura "sociale" del progetto - è di quasi un miliardo di rubli (poco più di 18 milioni di dollari).

Secondo il giornale Putin ha incaricato il vice premier Arkady Dvorkovich di valutare la proposta "nel contesto dell’obiettivo di sostituire le importazioni", impostosi dopo il varo dell’embargo agroalimentare contro Ue e Usa in risposta alle sanzioni economiche per la crisi ucraina.

Fonti nel governo hanno fatto sapere a Kommersant che la questione sarà trattata oggi in un incontro tra Dvorkovich e i rappresentanti del ministro dell’Economia, dell’Industria, dell’Agricoltura e delle amministrazioni di Mosca e Kaluga, dove dovrebbero nascere i progetti pilota.

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