L'Iraq avvertì la Francia: "L'Isis è pronto a colpirvi"

Al Baghdadi in persona ha dato ordine di colpire i Paesi della coalizione impegnati nei bombardamenti in Iraq e Siria. Gli 007 iracheni avevano avvertito i governi occidentali, in particolare la Francia, il giorno prima degli attacchi

L'Iraq avvertì la Francia: "L'Isis è pronto a colpirvi"

Dietro alla strage islamista di Parigi, che ha lasciato senza vita oltre 130 innocenti, ci sarebbe Abu Bakr al Baghdadi in persona. Il Califfo dello Stato islamico avrebbe, infatti, dato ordine ai musulmani che vivono in Occidente di colpire i Paesi della coalizione impegnati nei bombardamenti in Iraq e Siria con "bombe, omicidi e presa d'ostaggi". Da quanto apprende l'Ap, che ha visionato il documento dei servizi, gli 007 iracheni avevano avvertito i governi occidentali, in particolar modo la Francia, il giorno prima degli attacchi. Non certo un caso che, come riportano fonti della sicurezza di Ankara, la Turchia abbia sventato un potenziale attacco terroristico a Istanbul venerdì scorso, lo stesso giorno degli attentati di Parigi.

Il gruppo di fuoco per colpire Parigi era composto da 24 elementi. Diciannove, addestrati a Raqqa, la "capitale" del Califfato in Siria, avevano il compito di effettuare gli attentati. Ad altri cinque era, invece, affidato il coordinamento e la logistica: in altre parole individuare i nascondigli e procurare armi ed esplosivi. Lo "squadrone della morte" dell’Isis ha poi preso contatto con una cellula dormiente d’Oltralpe che, secondo i servizi, "ha facilitato il compimento della missione". Come riporta il New York Times, che cita fonti investigative americane e francesi, gli attentatori di Parigi erano in contatto con alcuni membri dello Stato islamico in Siria con cui hanno comunicato prima di sferrare gli attacchi. Secondo funzionari americani, infatti, l'Isis avrebbe creato un'unità al proprio interno dedicata esclusivamente alla pianificazione e realizzazione di attentati all'estero, in particolare in Europa occidentale e negli Stati Uniti. "Le comunicazioni sarebbero avvenute attraverso l’uso di tecnologie criptate - affermano le fonti sentite dal quotidiano - senza spiegare se si tratti di canali di comunicazione che erano tra quelli monitoriati dalle intelligence occidentali oppure se si tratti di canali più sofisticati che sfuggono all’attività di vigilanza".

Il ministro degli Esteri di Baghdad, Ibrahim al Jaafari, precisa che l’Iraq ha informato della minaccia imminente al più tardi giovedì scorso non solo la Francia ma anche l’Iran e gli Stati Uniti, e che il warning "riguardava tutti i Paesi europei" della coalizione anti Isis. "Non ci hanno ascoltato", incalza Baghdad. Questa rivelazione spiegherebbe non solo la strage di Parigi, ma anche lo sventato attacco a Istanbul. Dietro a quest'ultimo ci sarebbe Aine Lesley Davis, un presunto jihadista britannico di alto profilo fermato proprio venerdì a Istanbul insieme a un gruppo di persone di cui non si conoscono le generalità. La cellula stava pianificando un attacco simile a quelli di Parigi nella metropoli sul Bosforo. L’uomo sarebbe legato al boia dell’Isis Jihadi John. Fonti dell’intelligence francese, ad ogni modo, si sono difese affermando che "minacce di attentati imminenti arrivano ogni giorno". L’ultima, più clamorosa, a metà settembre quando il premier iracheno Abadi aveva paventato un attentato nelle metro di Parigi e New York. In quel caso era sembrato un falso allarme, ma quello di giovedì scorso ha lasciato sul campo le vite di almeno 132 persone, in gran parte ragazzi e ragazze.

Gli 007 francesi, che ora rischiano di finire davvero nella bufera, dovranno chiarire come lo "squadrone della morte" jihadista sia riuscito a penetrare nelle maglie della sicurezza europea. Degli otto terroristi entrati in azione a Parigi almeno quattro sono foreign fighter. Tre francesi e un belga. Potrebbero essersi mescolati al fiume di centinaia di migliaia di immigrati in fuga dalla guerra siriana. Anche se questa rischia di essere una falsa pista, creata ad arte dal Califfo per minare la politica europea di accoglienza dei rifugiati già al centro di un furioso scontro. Attorno al "passaporto siriano", con i dati personali di un certo Ahmad Almohammad, c'è un alone di mistero. "Il documento - spiegano gli 007 americani - non è stato rilasciato da Damasco". Forse acquistato in Turchia.

Ahmad sbarca in Grecia il 3 ottobre a Lero, ma è costretto a riprendere un barcone per arrivare a Kalymnos (diverse miglia più a sud) perché, in quei giorni, il traghetto della Blue Star Ferries non parte per il Pireo. Quindi passa da Atene (il 6 ottobre) alla Serbia (il 7). E il giorno dopo è in Croazia. Poi scompare. È uno dei terroristi di Parigi o un’ignara pedina della guerra militare e politica di al Baghdadi?

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