La strategia di Putin (con i conti in rosso) sulla piazza Rossa

Per gli analisti militari finora Mosca ha bruciato 66 miliardi, 850 milioni al giorno: come gli introiti del gas. Lo Zar mostra i muscoli con le armi nucleari, ma è tentato dalla dichiarazione ufficiale di guerra per vincere le resistenze dei militari

La strategia di Putin (con i conti in rosso) sulla piazza Rossa

Berlino Vladimir Putin ci spera ancora: celebrare il 9 maggio quale Giornata della Vittoria. Nei paesi dell'ex Unione Sovietica, la ricorrenza ricorda la fine della Grande guerra patriottica, l'espressione con cui viene chiamata la Seconda guerra mondiale da chi parla la lingua di Tolstoj e Dostoevskij. Il 24 febbraio, il giorno in cui dette l'ordine di invadere l'Ucraina, il presidente russo guardava al 9 maggio come alla data in cui avrebbe festeggiato - magari accanto a un nuovo presidente ucraino filorusso la schiacciante affermazione russa sull'Ucraina. La resistenza delle truppe al comando di Volodymyr Zelensky e il forte appoggio militare e dei Paesi Nato hanno invece rovinato la festa allo zar che, spiega un suo messaggio fatto circolare domenica, ha augurato «a tutti gli abitanti dell'Ucraina un futuro pacifico e giusto». Un futuro «denazificato» che ancora è lontano dal venire.

Putin resta però il più potente leader regionale e la serie di telegrammi battuti domenica dal Cremlino puntano a ricordarlo ai vicini di casa. «È necessario preservare e trasmettere ai posteri la verità sugli eventi degli anni della guerra, i valori spirituali comuni e tradizioni di amicizia fraterna», ha scritto ai leader di Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Kirghizistan, Moldova, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Abkhazia e Ossezia del Sud. Da notare però che in Kirghizistan come in Lettonia le autorità hanno vietato l'esposizione della «Z» che i militari russi dipingono sui propri carri armati mentre l'amministrazione di Berlino ha messo al bando anche le bandiere russa e ucraina alle manifestazioni.

Con i suoi telegrammi, Putin si è rivolto anche alle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, i due oblast del Donbass ucraino che solo Mosca riconosce come stati indipendenti. Rivolto ai «presidenti» di Donetsk e Luhansk, lo zar ha sottolineato che «oggi i nostri militari stanno combattendo spalla a spalla per la liberazione della loro terra natale dalla sporcizia nazista», da cui l'auspicio che «come nel 1945, la vittoria sarà nostra». Se i due oblast dell'Ucraina orientale sono ormai nell'orbita russa, ce n'è almeno un altro, quello centro-meridionale Kherson, che potrebbe essere direttamente annesso al territorio russo. L'ipotesi è stata avanzata dal think-tank militare statunitense Institute for War Studies (Isw), secondo cui annettendo Kherson alla Russia, Mosca cementerebbe la propria presa sulla Crimea, creando un ponte territoriale dalla penisola ex ucraina verso il Donbass, tanto più che lo zar ha bisogno di portare a casa dei risultati concreti.

Come ha osservato il capo della Cia William Burns, il leader del Cremlino «è convinto che raddoppiare gli sforzi gli consentirà di fare progressi». Per Vladimir Vladimirovic è dunque giunto il momento di imprimere un nuovo ritmo al conflitto e c'è chi sostiene che oggi possa dichiarare guerra all'Ucraina, mobilitando le riserve. L'annuncio gli permetterebbe di inviare più truppe a combattere, militari di leva compresi (che in teoria non dovrebbero essere mandati al fronte), superando anche le resistenze di quei corpi russi che oggi respingono la chiamata. D'altronde quella contro Kiev è ancora una semplice «operazione militare speciale» e non una guerra aperta. Se la natura tecnica e giuridica delle ostilità russe può essere soggetta e modifiche, quella economica è invece già molto chiara. L'operazione per «denazificare» l'ex Repubblica sovietica sta pesando sulle casse della Federazione Russa. Secondo l'analisi della testata giornalistica militare Sofrep, Mosca spende 850 milioni di euro al giorno per finanziare l'aggressione dell'Ucraina e dall'inizio del conflitto avrebbe bruciato 66 miliardi, all'incirca la stessa cifra incassata con i proventi dell'export di gas.

Cancellate le parate della vittoria inizialmente previste nelle città ucraine, oggi i militari russi sfilano massicciamente sulla Piazza Rossa come da tradizione del 9 maggio: la vera novità

dovrebbe essere la partecipazione del'Ilyushin II-80, l'aereo presidenziale definito anche il Cremlino volante: lo zar lo può usare anche per scatenare un conflitto nucleare, un messaggio molto chiaro per chi osserva la parata.

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