Trump perde la pazienza: "Potrei ricorrere ai miei poteri presidenziali"

Donald Trump torna alla carica contro il Russiagate con un tweet in cui parla di "sistema corrotto", accusa che coinvolge anche il dipartimento di Giustizia, dal cui viceministro dipende l'inchiesta

Trump perde la pazienza: "Potrei ricorrere ai miei poteri presidenziali"

Nel giorno in cui Mike Pompeo giura come nuovo segretario di Stato americano, e in cui il procuratore speciale Robert Mulller evoca la possibilità di spiccare un mandato di comparizione per costringere il presidente a rispondere alle sue domande, Donald Trump impugna la tastiera (presumibilmente quella del telefonino) e si lascia andare ad un tweet sul Russiagate in cui, ancora una volta, ribadisce che non vi è stato alcun illecito da parte sua. E insiste dicendo che le notizie reali della sua amministrazione sono i progressi nei negoziati con la Corea del Nord e gli sforzi per modificare i rapporti commerciali degli Stati Uniti. Il tweet di Trump arriva mentre sono in corso le trattative tra i suoi avvocati e il procuratore Mueller, che ha chiesto di interrogare il presidente sulla presunta ingerenza russa nella campagna presidenziale del 2016.

"Un sistema truccato - tuona Trump -. Non vogliono consegnare documenti al Congresso. Di cosa hanno paura? Perché così tanti omissis? Perché questa 'giustizia iniqua?'. Ad un certo punto - prosegue - non avrò altra scelta che usare i poteri garantiti alla presidenza ed essere coinvolto!". Il presidente, dunque, minaccia di usare i poteri presidenziali. Da tempo una parte dei repubblicani lamentano l'incompleta consegna da parte del Dipartimento di Giustizia dei documenti sul Russiagate. Più di una volta sono girate voci sul possibile licenziamento del viceministro della Giustizia, Rod Rosenstein, da cui dipende il procuratore speciale Mueller.

Cosa sta succedendo?

A spiegarlo è lo stesso Rosenstein: "Ci sono persone che mi hanno rivolto minacce, pubblicamente o privatamente, da diverso tempo e credo che ormai dovrebbero averlo capito: il dipartimento di Giustizia non cederà alle estorsioni". Il vice ministro della Giustizia, titolare dell'inchiesta Russiagate, si riferisce ai repubblicani che hanno ventilato una procedura per rimuoverlo dall'incarico (una procedura di impeachment, come quella nota contro il presidente) se non accetterà le richieste di controllo sul suo operato che arrivano dal Congresso. "Qualsiasi minaccia, da chiunque arrivi, non può avere affetti sul modo in cui noi facciamo il nostro lavoro, abbiamo una responsabilità ed abbiamo giurato", ha aggiunto, parlando con i giornalisti durante un evento al Newseum di Washington Rosenstein, con una frase che ha dato adito a diverse interpretazioni, considerato che da mesi il vice ministro è sta obiettivo di scoppi di rabbia, pubblici e privati, di Trump per l'inchiesta di Mueller. Un portavoce del dipartimento di Giustizia si è poi affrettato a precisare che il vice ministro, parlando di minacce, "non si riferiva al presidente ma a qualcuno del Congresso".

Scambio di complimenti Trump-Pompeo

Pompeo ha giurato nelle mani del vice presidente, Mike Pence. Trump ha affermato di "non poter pensare a persona migliore" per l'incarico, affermando di "non aver dubbio che renderà l'America orgogliosa". Il presidente ha descritto Pompeo come "eccezionale", "un amico" che ha "competenze eccezionali" ed è "un vero patriota americano". Da parte sua, Pompeo ha citato nel suo intervento successivo al giuramento la Siria, la Russia e l'Iran, nonché il prossimo trasferimento dell'ambasciata americana a Gerusalemme e la Corea del Nord.

A questo proposito, ha detto: "Abbiamo l'opportunità di cambiare il corso della storia", "una cosa è certa: l'America non ripeterà gli errori del passato, terremo gli occhi aperti". Pompeo ha anche promesso di "lavorare senza sosta per affrontare" le minacce attuali, per "difendere il popolo americano".

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