Trump pronto a lasciare ma annuncia: "Alla cerimonia non ci sarò"

Il presidente uscente, che non ha mai menzionato Joe Biden nei suoi ultimi discorsi, ha spiegato che non prenderà parte al giuramento del successore

Trump pronto a lasciare ma annuncia: "Alla cerimonia non ci sarò"

È in programma per il prossimo mercoledì 20 gennaio la cerimonia durante la quale il democratico Joe Biden sarà ufficialmente proclamato presidente degli Stati Uniti d'America: al giuramento, tuttavia, non sarà presente Donald Trump, come annunciato da lui stesso tramite il proprio profilo Twitter.

Si tratta di un evento particolarmente raro nella storia degli Usa, dato che per ritrovare l'ultimo episodio in cui accadde che il presidente uscente non partecipasse al passaggio di consegne è necessario viaggiare a ritroso fino al 1869. In quell'occasione Andrew Johnson, succeduto ad Abraham Lincoln dopo il suo omicidio (1865), non prese parte alla cerimonia di insediamento di Ulysses Simpson Grant.

"A tutti quelli che lo hanno chiesto, non andrò alla cerimonia di insediamento del 20 gennaio", ha twittato Trump, dopo avere tentato fino all'ultimo, portando delle prove a supporto della sua tesi di brogli elettorali, di chiedere un nuovo conteggio dei voti che sono risultati infine determinanti per far vincere le elezioni al rivale democratico. Mentre la stampa mondiale concentra la propria attenzione sull'assalto al Campidoglio, in queste ore è passata in sordina la massiccia partecipazione a sostegno del presidente uscente degli Stati Uniti, per il quale si sono mobilitati a Washington migliaia e migliaia di americani. Accusato di aver fomentato la rivolta, Trump è apparso in video il giorno dopo i disordini per annunciare il nuovo insediamento in programma per il 20 gennaio, ma senza mai citare Joe Biden. L'attuale presidente ha lanciato un appello per favorire la "riconciliazione", dichiarando dinanzi ai microfoni la sua intenzione di "assicurare una transizione dei poteri tranquilla e ordinata".

Dopo quanto accaduto, tuttavia, erano stati tanti a chiedere l'impeachment di Trump o l'appello al venticinquesimo emendamento, due piste che paiono al momento essersi raffreddate, sia a seguito delle esternazioni dello stesso Joe Biden che di quelle del vicepresidente in carica Mike Pence. Anche l'ex capo della comunicazione della Casa Bianca Alyssa Farah, che pur aveva auspicato le dimissioni del presidente repubblicano, si è detta contraria a riguardo, più per motivi di carattere logistico: "Non credo che avendo solo pochi giorni vi sia bisogno dell'impeachment. Dobbiamo portare aiuto a decine di milioni di americani".

Sotto il tweet di Trump tanti gli insulti e gli auguri di finire dietro le sbarre, ma anche i messaggi dei sostenitori che non credono ancora a quanto accaduto durante gli spogli nelle ultime elezioni. "Non è un'inaugurazione. È un sovvertimento della democrazia", accusa un utente. "Il tradimento è stato completato e il crimine compiuto. Il Congresso si è allontanato dal proprio dovere e ha impedito ai funzionari eletti di esprimere le loro preoccupazioni sulle irregolarità elettorali negli Stati", fa eco un altro internauta. "È stato l'onore di una vita essere a Washington e supportarti. Il mio sostegno è incrollabile!", dichiara un follower.

Stando a quanto riferito dal Times e riportato da AdnKronos, Trump starebbe pensando ad un'uscita di scena tutt'altro che silenziosa. Sarebbe infatti in programma un viaggio sul confine con il Messico per rivendicare i successi ottenuti sulla questione immigrazione clandestina durante i 4 anni della sua presidenza. Sempre secondo tali fonti, avrebbe anche anticipato la sua intenzione di rilasciare un'ultima intervista da presidente, presumibilmente dai toni non accomodanti.

L'ipotesi preoccupa Nancy Pelosi, la potente speaker della Camera, che in una lettera ai deputati democratici ha detto che si impegnerà a "impedire ad un presidente squilibrato di usare i codici nucleari".

La speaker riferisce di un colloquio con il capo degli stati maggiori riuniti, Mark Millley, in cui si sarebbero discusse le "possibili precauzioni per prevenire la possibilità che un presidente instabile dia l'avvio a ostilità militari o abbia accesso ai codici per lanciare un attacco nucleare".

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