“Donald Trump è un terrorista dei diritti umani”. Non usa mezzi termini Saif Eddine Abouabid, 32 anni, genitori marocchini, nato a Casablanca, a Modena dall’età di 3 anni, di religione islamica. Oggi vive a Milano, è coordinatore di una fondazione umanitaria, che opera nell’ambito del Progetto Arca.
Cosa pensa della black list di Trump?
“Si tratta di una legge razziale vera e propria. Bloccare un individuo per l’appartenenza a una comunità nazionale, etnica o religiosa e non per qualche reato che ha commesso, significa porsi sullo stesso piano inclinato da cui nacque l’Olocausto dei nazisti contro gli ebrei. Una cosa assurda, gente fermata negli aeroporti che era già pronta a imbarcarsi su un aereo”.
Cosa non la convince del provvedimento di Trump?
“Non sono siriani e iracheni ad aver compiuto attentati. Questi Paesi della black list sono deboli, in macerie. Perché l’Arabia Saudita, ad esempio, è fuori dalla lista nera?”
Un popolo, una comunità nazionale hanno diritto ad aver paura?
“Gli Stati Uniti come tutti hanno diritto ad aver paura. Ma non si può colpire una classe per colpa di un alunno discolo. Che significa?”.
Perché l’Islam non riesce a isolare un suo frutto avvelenato, una sua propaggine violenta, quella che genera terrorismo ai quattro angoli della terra?
“L’Islam è una civiltà da un miliardo e settecento milioni di fedeli. Dentro questo popolo ci sono tante correnti. Si cerca di dar voce a chi rispetta i principi della democrazia”.
Oggi perché una parte dell’Islam finisce per produrre giovani che ambiscono al martirio?
“Non sono gli islamici che sono andati nei Paesi islamici a invadere, depredare, stuprare. Sono stati democratici occidentali. Troppo facile scaricare il barile su tutti gli islamici”.
I muri di Trump allora non servono?
“Il muro dev’essere compatto contro il terrorismo e la violenza, anche quella verbale”.
Eppure Trump è presidente eletto degli Stati Uniti d’America. Non è rappresentativo del suo popolo?
“Trump, che ha preso meno voti di Hillary Clinton, sui diritti umani si muove come i terroristi islamici. Colpisce le minoranze”.
Insisto: perché una religione produce anche giovani che sognano di farsi saltare in aria o di piombare su folle di gente inerme come a Nizza e a Berlino?
“Non è l’Islam che partorisce i martiri. C’è un odio contro l’Occidente che è stato spesso percepito, non sempre a torto, come invasore, come occupante”.
Gli attentatori spesso sono nati e hanno vissuto in Francia o in Belgio, insomma in Paesi occidentali. Non c’è piuttosto una violenza che viene inculcata?
“Coloro che sono nati in Occidente spesso vivono un accerchiamento. Ma sanno che quel Paese che pure è la loro casa non li considera suoi figli. L’Islam poi, certo, deve attrezzarsi e adeguarsi ai tempi. Come sta facendo. Il Corano dice che non vi è costrizione nella religione. Quindi dobbiamo rispettare tutti”.
In molti Paesi islamici ai bambini a scuola non si parla dell’Olocausto degli ebrei e si nega l’esistenza dello Stato d’Israele. Non è una vera e propria cattiva pedagogia dell’odio?
“Nelle scuole dei Paesi islamici non va negata la storia. Non possiamo negare l’Olocausto o l’esistenza di Israele. Ritengo la conoscenza così importante che sto studiando storia contemporanea all’Università di Milano, dopo aver conseguito in Emilia la laurea in scienze dell’educazione”.
Prevede di partecipare a mobilitazioni anti-Trump?
“Gli Stati Uniti si stanno mobilitando contro Trump.
Anche in Italia dobbiamo essere vigili. Ripeto, il vero muro dobbiamo costruirlo stando insieme contro le forme di violenza e d’intolleranza. Da qualunque parte giungano. Mi piacerebbe lasciare a mia figlia un mondo migliore di questo”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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