“Il contribuente americano non può più sobbarcarsi una sproporzionata quota a difesa dei valori occidentali e della Nato. Gli americani non possono e non vogliono più preoccuparsi del futuro dei vostri figli. La scarsa prontezza militare dimostra una mancanza di rispetto per noi stessi, per l'Alleanza e per le libertà che avete ereditato, ora chiaramente in pericolo”.
Con queste parole il Segretario alla Difesa Jim Mattis ha iniziato il suo discorso dinanzi i 28 membri della Nato. Le parole di Mattis riflettono il pensiero dell’amministrazione Trump per una maggiore condivisione dei costi militari.
“Gli Stati Uniti rispetteranno gli obblighi in seno alla Nato, ma potrebbero ridimensionare il loro impegno nei confronti di quei membri europei che entro l’anno non avranno messo in atto un piano per raggiungere la soglia del 2% per la spesa militare”.
Ogni paese membro della Nato avrebbe dovuto investire il 2 per cento del PIL per la Difesa. Il termine del 2 per cento del PIL, è stato fissato analizzando il livello medio di spesa dell’Alleanza tra la fine della guerra fredda fino al 2003. Il 2 per cento rappresentava lo standard medio degli alleati, quindi facilmente gestibile. Un obiettivo che, al 2016, è stato raggiunto soltanto da cinque alleati: Stati Uniti (3,61%), Grecia (2,38%), Regno Unito (2,21%), Estonia (2,16%) e Polonia (2%). L’Italia, nel 2016, ha investito nella spesa militare l’1,11% del PIL.
“E’ giusto che vi dica chiaramente la nostra linea politica. La Nato resta un asset essenziale per gli Stati Uniti e per tutta la comunità transatlantica, tuttavia nonostante le minacce provenienti da est e sud, non siamo riusciti a colmare le lacune nella nostra forza di reazione”.
Nel corso degli ultimi due anni gli Stati Uniti hanno inviato in Europa migliaia di soldati e centinaia di carri armati per scoraggiare l’aggressione russa. Truppe costate ai contribuenti americani diversi miliardi di dollari. Ulteriori rotazioni, a seguito della ormai nota linea politica di Trump, potrebbero essere subordinati al livello di spesa degli alleati nella sicurezza collettiva.
“E’ vero, nel 2016 i membri della Nato hanno aumentato la loro spesa militare complessiva di circa il 3,8 per cento per circa 10 miliardi di dollari, ma gli alleati devono fare di più. Tutti coloro che beneficiano della miglior difesa del mondo, dovranno garantire la rispettiva quota proporzionale ed il costo necessario per difendere la libertà. Non dimentichiamoci che la Nato difende la libertà”.
Nel 2016, la Francia è stato il sesto paese dell’Alleanza ad aver investito di più con l’1,78% del PIL. Seguono Turchia (1,56%), Norvegia (1,54%), Lituania (1,49%), Romania (1,48), Lettonia (1,45%), Portogallo (1,38%), Bulgaria (1,35), Croazia (1,23%), Albania (1,21%), Germania (1,19%), Danimarca (1,17%), Olanda (1,17%), Slovacchia (1,16%), Italia (1,11%), Repubblica Ceca (1,04%), Ungheria (1,01%), Canada (0,99%), Slovenia (0,94%), Spagna (0,91%), Belgio (0,85%), Lussemburgo (0,44%).
Uno scosso Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg, ha confermato che i ministri della difesa hanno discusso i modi per garantire gli obiettivi di spesa e tracciare i progressi delle singole nazioni.
La Nato, infine, ha dato il via libera alla
creazione di un nuovo centro di intelligence ed antiterrorismo in Italia. Sorgerà presso l’Allied Joint Force Command di Napoli ed agirà come hub per analizzare le informazioni di intelligence provenienti da Siria, Iraq e Libia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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