Londra. Gli Inglesi chiamano amichevolmente la sua sede, «The Donut», la ciambella, per l'insolita forma circolare dell'enorme edificio a Cheltenham, che ospita il Quartier Generale del Governo per le Comunicazioni, l'agenzia che si occupa della sicurezza e del programma comunicativo di spionaggio e controspionaggio. Nato nel 1919 a Bletchley Park, dalla fusione con tre servizi crittografici segreti della Royal Navy e dell'Intelligence, assunse il nome attuale nel 1942 e gestì il famoso Progetto Enigma durante la Seconda guerra mondiale. Le sue attività sono rimaste avvolte nel mistero per gran parte della sua storia, ma mai come negli ultimi anni sono divenute oggetto di polemiche e scandali. Da quando, nel 2013, il tecnico informatico Edward Snowden ha diffuso migliaia di documenti segreti pubblicati nel Regno Unito dal Guardian, il sistema di sicurezza britannico è stato messo in discussione fin dalle fondamenta.
Da queste rivoluzioni non si torna indietro, una volta che vengono esposti segreti e misfatti, tanto vale partecipare al cambiamento e raccontare le cose come stanno. Non tutte naturalmente, perché sempre di spionaggio parliamo, ma almeno di quello che è lecito sapere al momento. Così, nel centenario della sua nascita, l'Agenzia ha deciso di autorizzare la sua prima biografia, appena uscita in Inghilterra con titolo «Behind the Enigma», a firma di John Ferris, docente di Storia all'Università di Calgary. Una visita guidata, ma non troppo, nell'infinito archivio segreto di Cheltenham, un viaggio attraverso milioni di reperti a cui nessuno, fino ad ora, aveva mai avuto accesso. «Ma quello che è importante - ha spiegato l'autore - è che in questo libro troverete per la prima volta gli errori di cui la stessa agenzia si rammarica». Una sorta di aperta autocritica dunque, per quanto parziale, che è ormai l'unica strada per riguadagnare la fiducia dell'opinione pubblica in un servizio da tempo messo in discussione per la sua etica e la sua efficacia. Ad esempio, pochi sanno che negli Anni Cinquanta e Sessanta, le minoranze etniche erano escluse dalle assunzioni. «In pratica se non eri caucasico, l'agenzia non ti voleva fra i piedi - racconta Ferris - e metteva in atto misure pratiche per evitare di assumerti. Una prassi che era comune a tutte le agenzie di sicurezza e intelligence dell'epoca e che si è interrotta solo nel 1980». Chissà, sarà forse anche per questo che ancora non abbiamo avuto un Idris Elba a impersonare James Bond al cinema.
Stranamente Gchq si è sempre rivelata estremamente aperta invece all'assunzione di personale maschile di ogni classe sociale, persino per posizioni manageriali. «La mia ricerca mostra che qui uomini provenienti dalla working class occupavano posti che altre agenzie inglesi hanno sempre riservato a laureati». Ma ci sono degli sbagli che sono stati fatti e che sono costati migliaia di vite. «Nel 1930 alcuni gravi errori nel sistema di decodificazione resero i britannici particolarmente vulnerabili nei confronti dei loro avversari tedeschi e italiani e il risultato sono state perdite ingenti durante la guerra». È a causa di queste imperfezioni che i tedeschi riuscirono a intercettare dei messaggi militari inglesi sui telefoni prima della disastrosa Battaglia della Somme. Ci son voluti un paio di dolorosi anni per riprendersi da questa esperienza. Il libro getta uno sguardo profondo anche sulla vita di grande sacrificio personale a cui sono sempre stati costretti i dipendenti dell'Agenzia. Quando si pensa ai servizi segreti, il pensiero corre immediatamente alle esistenze più o meno avventurose, più o meno pericolose, ma sempre eccitanti, delle spie dalla doppia vita. In realtà molte di queste limitazioni erano imposte a centinaia di semplici dipendenti, oscuri impiegati che non hanno mai potuto parlare di che lavoro svolgessero, né di come si sentissero a volte. Tantomeno hanno mai potuto ottenere dei crediti per le loro eventuali scoperte o innovazioni. «Ci sono stati matematici che hanno fatto delle scoperte dieci anni prima di tutti gli altri colleghi assunti in altre istituzioni - dice Ferris - e che ancora non possono pubblicare i loro lavori. Nel 1945 un impiegato scoprì, attraverso un'intercettazione dei segnali, che suo figlio era stato ucciso, ma non poté parlarne con la moglie». Un altro «tragico» errore, secondo la ricerca di Ferris, fu il divieto di rappresentanza sindacale del 1984, perché coinvolse un terzo dell'organizzazione impegnata nelle intercettazioni straniere. Promozioni in simili ruoli erano virtualmente impossibili e ci furono anche degli scioperi per ottenere delle migliori condizioni lavorative, ma si decise di non consentire la formazione di un sindacato per timore che uscire allo scoperto avrebbe potuto compromettere la sicurezza nazionale e le collaborazioni a lungo termine con gli americani.
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