Volkswagen licenzia presunto jihadista, il Tribunale lo fa riassumere

Samir B. era stato licenziato nel 2016 dalla casa tedesca perché minacciava di morte i colleghi. Il Tribunale di Hannover lo fa riassumere: "Non si può licenziare senza preavviso per cause esterne"

Volkswagen licenzia presunto jihadista, il Tribunale lo fa riassumere

Era stato licenziato nel 2016 dalla fabbrica Volkswagen di Wolfsburg per aver minacciato di morte i colleghi, ma il Tribunale di Hannover lo ha fatto reintegrare.

Samir B., tedesco di origini algerine, 30 anni, montava gomme nello stabilimento centrale della casa automobilistica tedesca, profumatamente stipendiato. Passava le sue giornate a indottrinare i colleghi, cercando di convincerli a trasferirsi in Siria ed arruolarsi nell'Isis. In alternativa, minacciava i suoi colleghi, dicendo loro che sarebbero morti tutti.

Queste ragioni avevano indotto i vertici di Volkswagen a licenziare Samir nel 2016, essendo un pericolo per i colleghi di lavoro. D'altro canto, gli avvocati del colosso dell'auto erano certi dei suoi forti legami con il terrorismo islamico. Il 28 dicembre 2014 era stato fermato all'aeroporto di Hannover con 9350 euro in contanti mentre cercava di prendere un volo per Istanbul, dove sarebbe giunto per la terza volta in poco tempo. Il suo pasaporto, tuttavia, riportava i visti dell'Arabia Saudita e dell'Egitto.

I suoi rapporti con i foreign fighters tedeschi che si recavano in Medio Oriente a combattere per Daesh erano più che conclamati: lo stesso aveva postato una foto su Facebook, ritratto a cena con Bilel H. e Houssem H., due terroristi trovati morti in Siria poco dopo.

Il Tribunale di Hannover, tuttavia, nella piena applicazione delle leggi sul lavoro, ha deciso di reintegrare l'operaio algerino con effetto immediato, in quanto "cause esterne al luogo di lavoro non giustificano licenziamenti senza preavviso o non pervenuti in tempo utile". Lo stesso Samir ha rifiutato i 65mila euro proposti in fase extragiudiziale dagli avvocati Volkswagen, e un certificato di lavoro pulito, ma ha preferito giungere a sentenza, ottenendo il pieno reintegro in azienda.

I giornalisti tedeschi occorsi riportano di un atteggiamento beffardo dello stesso, pronto, probabilmente, a riprendere le sue

attività di reclutatore, già conclamata e testimoniata, negli ambienti islamici di Wolfsburg, in quanto direttamente legato al predicatore Abu Hamza, del quale propagandava gli scritti d'odio per strada.

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