"Il volo della Chapecoense era a corto di carburante"

La compagnia aerea Lamia viaggiava con il carburante al limite e in sovrappeso: le cause della sciagura della Chapecoense

"Il volo della Chapecoense era a corto di carburante"

La compagnia aerea Lamia coinvolta nell'incidente aereo a Medellín il 28 novembre scorso, in cui sono morte 71 persone compresa la maggior parte della squadra di calcio Chapecoense, viaggiava con il carburante al limite e in sovrappeso. E' quanto emerge dalla relazione preliminare presentata oggi dall'aeronautica civile della Colombia (Aerocivil).
Secondo il Segretario della sicurezza aerea Aerocivil, colonnello Freddy Bonilla, le registrazioni della cabina mostrano che il pilota e il co-pilota hanno discusso sulla possibilità di fare uno scalo a Leticia (Colombia) o Bogotà "perché il carburante era al limite", ma alla fine hanno proseguito "Erano consapevoli del fatto che il carburante che avevano non era adeguato o non sarebbe stato sufficiente", ha detto il funzionario, aggiungendo che inoltre l' aereo "conteneva un peso maggiore rispetto a quello prescritto".

La maggior parte delle registrazioni audio presentate oggi a Bogotà sono state estratte dalle scatole nere che sono state esaminate a Londra dai produttori del dispositivo, un RJ85, ha spiegato Bonilla, che ha sottolineato che "tutto si basa su prove". Secondo l'indagine, nel piano di volo presentato dal pilota all'aeroporto di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia), l'autonomia del velivolo era di quattro ore e 22 minuti, proprio come il tempo di volo quando invece si dovrebbe avere carburante per un ulteriore viaggio. Il velivolo avrebbe dovuto avere anche un secondo aeroporto alternativo nel piano di volo, ma era registrato solo a Bogotà.

Il rapporto rivela anche che quando il pilota ha chiesto alla torre di controllo del José María de Córdova di lasciarlo atterrare, anche se non era ancora vicino alla pista, non ha informato della gravità della situazione e dello spegnimento di due motori su quattro. Poco dopo, anche un terzo motore si è spento e nonostante questo quando la torre di controllo chiede se il velivono ha bisogno di ulteriori supporti a terra per gestire una eventuale emergenza il pilota dice di no.
Quattro minuti prima dell'incidente si spegne la sala macchine e c'è un guasto elettrico totale con tutti i sistemi staccati per mancanza di energia. La torre di controllo chiede notizie sull'altitudine e viene informata che è ancora a 8,2 miglia (13,1 chilometri) dalla pista, ma poi l' aereo non risponde più e l'impatto si verifica a circa 230 chilometri all'ora. L'esaurimento del carburante è solo la principale di una serie di irregolarità commesse dal volo CP-2933 di Lamia. L'indagine ha anche rivelato che l' aereo aveva un peso maggiore rispetto a quello ammissibile e stava volando a un'altitudine non autorizzata.

Bonilla ha infatti precisato che l' aereo "è decollato con 500 chili in più" rispetto al suo peso massimo, ma questo "non è un fattore di priorità" per l'incidente. Un'altra irregolarità trovata è che l' aereo non era certificato per volare oltre i 29mila piedi mentre nel piano di volo presentato all'Amministrazione di Aeroporti e servizi accessori alla navigazione aerea (Aasana) della Bolivia era previsto che avrebbe raggiunto i 30mila piedi.

Secondo il direttore generale di Aerocivil, Alfredo Bocanegra, la relazione di oggi non è serve per "attribuire colpe o responsabilità, ma a evitare nuovi incidenti". l'indagine finale sarà presentata nel giro di pochi mesi.

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