"Aboliamo l'inglese". L'affondo di Zemmour che sfida l'Ue

Se diventerà presidente, Eric Zemmour chiederà di bandire l'inglese dalle comunicazioni ufficiali di Bruxelles. "Ci sono altre lingue come il francese e il tedesco"

"Aboliamo l'inglese". L'affondo di Zemmour che sfida l'Ue

Dopo la Brexit, la lingua ufficiale dell'Unione europea non deve più essere l'inglese. La proposta arriva dal candidato della destra sovranista frasncese, Eric Zemmour. Se diventasse presidente, ha annunciato nelle scorse ore davanti ai giornalisti, il saggista e rivale diretto di Marine Le Pen, Valerie Pecresse e del presidente uscente Emmanuel Macron, chiederà "che gli incontri europei smettano di essere sistematicamente in inglese. Ci sono altre lingue in Europa. C'è il francese, c'è il tedesco, ci sono ottime lingue in Europa e non abbiamo bisogno di parlare inglese ora che gli inglesi non ci sono più". Zemmour ha insistito sul fatto che la sua posizione non era dettata dal suo inglese che lascia un po' a desiderare. Il candidato sovranista ha inolte proposto di eliminare l'insegnamento della lingua inglese dalle scuole elementari per far sì che gli studenti si concentrino sul francese. "Bisogna mettere il carico sulla lingua francese e sul calcolo matematico, in cui esiste un crollo inaudito" ha dichiarato nelle scorse ore in un'intervista rilasciata a BfmTv.

Il tema identitario al centro delle elezioni presidenziali francesi

La polemica sulla linga inglese lanciata da Zemmour - proprio quando Macron assume la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea, fino al 30 giugno - è indicativo di come il tema dell'identità francese sia uno dei temi focali della campagna elettorale presidenziale. Lo scorso novembre, come già riportato sulle colonne di questa testata, aveva fatto molto discutere l'ingresso nel Petit Robert, equivalente del nostro dizionario Garzanti, del pronome neutro "iel", contrazione di "il" ( lui) e "elle" ( lei"), utilizzato dalle persone che si definiscono "non binarie" e dunque non si riconoscono né nel genere maschile né in quello femminile. A protestare contro questa decisione alcuni esponenti del partito En Marche del presidente uscente Emmanuel Macron, fra cui il deputato François Jolivet: mossa politica dettata - anche - dalla volontà di soffiare voti alla destra identitarisa di Zemmour e Le Pen.

Fra i temi identitari, dunque, la lingua rappresenta uno degli ementi centrali. Per quanto riguarda l'Ue, la Brexit non ha cambiato - ad oggi - le carte in tavola: l’egemonia linguistica dell’inglese, lingua ufficiale del blocco dal 1973, non è ancora stata messa in discussione, anche se potrebbe essere uno dei temi affrontati dalla presidenza francese. Come riporta Wired, secondo gli ultimi dati di Eurostat, l’inglese è di gran lunga la lingua straniera più studiata nell’istruzione secondaria superiore nell’Ue. Più dell’87% degli alunni ha studiato l’inglese nell’istruzione secondaria superiore nel 2018. L’inglese è seguito dal francese (19%), dal tedesco e dallo spagnolo (entrambi si attestano intorno al 18%). Complessivamente, l'inglese rimane la lingua più parlata e diffusa all'interno dell'Ue con il 47% degli europei che la parla, seguita dal tedesco (32%), dal francese (28%) e dall'italiano (18%).

Sondaggi in bilico, sfida a destra

Il candidato dell'estrema destra cerca di far parlare di sé e guadagnare consensi sulla rivale Le Pen. Come riporta l'Agi, secondo l'ultimo sondaggio sul primo turno delle elezioni presidenziali francesi, in programma il prossimo il 10 aprile, il presidente uscente Emmanuel Macron sarebbe in testa con il 25% delle intenzioni di voto e con i tre candidati della destra che si sfidano per il posto al ballottaggio: la gollista dei Republicains, Valerie Pecresse, e i nazionalisti Marine Le Pen e Eric Zemmour. Nel sondaggio, realizzato da Harris Interactive per Challenges, Pecresse ottiene il 16%, esattamente come Le Pen, mentre Zemmour è un punto sotto, al 15%. Rispetto alla precedente rilevazione, Macron guadagna un punto, Pecresse e Le Pen sono invariate e Zemmour perde un punto. Una partita, quella fra i tre candidati di destra, che si giocherà per pochissimi voti.

Non a caso, fra Marine Le Pen ed Eric Zemmour si è accesa una rivalità che, secondo molti analisti, rischia di avvantaggiare la gollista Valerie Pecresse. Attriti che si sono accentuati dopo che Zemmour ha ricevuto l'endorsement di Guillaume Peltier, ex vicepresidente dei repubblicani e da poco nominato portavoce della campagna elettorale del saggista e opinionista de Le Figaro. Per Guillaume Peltier, infatti, Zemmour è "l'unico candidato in grado di battere Emmanuel Macron perché l'unico candidato in grado di riunire tutti gli elettori di destra". L'ex leader di destra al consiglio regionale Centro-Val de Loire ha aggiunto di nutrite "sfiducia" nei confronti della candidata dei repubblicani, Valerie Pecresse che, secondo lui, "è come Emmanuel Macron". Dal canto suo, Le Pen, come riporta l'agenzia Agi, ha accusato Zemmour di gonfiare di proposito il numero dei suoi sostenitori. "Con lui è sempre tutto falso", ha attaccato Le Pen, mettendo in dubbio che il movimento di Zemmour Reconquete abbia già 75 mila sostenitori e 9 milioni di euro per finanziare la campagna elettorale. "Non ha alcuna leva di rimbalzo e finirà la campagna sotto il 10%", ha incalzato Le Pen.

In questa guerra verbale Zemmour ha definito la candidatura di Le Pen come "di routine", presentandola come "l'Arlette Laguiller della destra nazionale". Con Macron praticamente sicuro di arrivare al ballottaggio, la vera battaglia è tutta a destra. Chi sfiderà il presidente uscente?

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