Monteleone-Musso, fine del rapporto mai nato

Non si è nemmeno riuscito a gustare gli spaghetti preparati per la cena di ringraziamento al suo staff elettorale. Brutto lunedì sera per Enrico Musso dopo la sconfitta al ballottaggio contro Marco Doria. A mandargli il pasto di traverso un collegamento in diretta con lo speciale elezioni curato da Telenord e radio Babboleo News al quale stava partecipando anche il segretario ligure dell’Udc Rosario Monteleone. Chi si aspettava uno scambio di cortesie tra alleati è rimasto deluso perché Monteleone è subito partito all’attacco, spiazzando anche il senatore, la cui lista civica godeva dell’appoggio Udc: «Se Musso avesse seguito di più i miei consigli, sarebbe stato eletto sindaco» è stato il primo attacco del presidente del consiglio regionale che ha poi calcato la mano ieri mattina a margine dei lavori del consiglio regionale quando, tornando sul risultato delle amministrative, ha confrontato l’esperienza di Genova e quella di Rapallo, dove il partito ha partecipato alla stesura del programma di Giorgio Costa: «L’Udc ha dimostrato di saper vincere - ha aggiunto -. A Rapallo il nostro ruolo è stato vincente perché con il candidato sono stati affrontati i punti del programma, sono state indicate soluzioni ai problemi». E ancora parole dure contro il personalismo che non deve contraddistinguere i progetti delle liste civiche con velato riferimento all’ex candidato.
Critiche non digerite da Enrico Musso che le ha catalogate come surreali e pretestuose: «Da due anni e mezzo lavoro sui problemi del capoluogo ligure e ho cercato di offrire soluzioni concrete ad ogni situazione - controbatte -. Monteleone non ha contribuito ad una riga del mio programma nonostante fosse stato sollecitato; la vera differenza tra me e Costa a Rapallo è che lui ha giocato contro un sindaco uscente e io no: se la mia sfida fosse stata contro la Vincenzi sarebbe finita diversamente».
Battute al veleno che rischiano di mandare in soffitta il progetto della lista civica che ha sostenuto Musso, così come oggi la conosciamo. Un’intesa mai nata quella tra il senatore liberale e l’Udc ligure e che sembra sempre più figlia del rapporto diretto tra Pierferdinando Casini e lo stesso Enrico Musso. Poi sopportata (e meno supportata) da Monteleone che, proprio pochi giorni prima di ufficializzare l’adesione del partito alla lista civica, aveva detto che quella di Musso non era una candidatura che rappresentava «la novità» e che l’Udc guardava oltre. «Bisognerebbe raccontare tante cose successe nei palazzi romani - ha tuonato l’altra sera il segretario ligure del partito centrista -. Se non ci fossi stato io a sostenere Musso al ballottaggio sarebbero andati i grillini». Intanto, Enrico Musso riparte da Oltremare senza più guardare all’Udc o all’ormai defunto Terzo Polo.

Non più protagonista, però, ma nel ruolo di padre nobile: «Nella mia Fondazione ci sono persone molte competenti, veri cavalli di razza da valorizzare - spiega - . Un nome su tutti? Per esempio Marco Beltrami (braccio destro del senatore in campagna elettorale, ndr). Ci vuole un ricambio, anche generazionale».

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