Montezemolo: «I sindacati festeggiano, noi no»

La polemica di Maroni: «C’è un conflitto di interessi con il regalo alla Fiat»

Antonio Signorini

da Roma

«Confindustria giudica qualunque governo sui singoli fatti e sulle singole riforme. Ma vedere, il giorno dopo il varo della Legge finanziaria, esultare i sindacati e alcuni in particolare e i partiti della spesa è qualcosa che ci preoccupa fortemente». L’entusiasmo di Cgil, Cisl e quello un po’ più attutito della Uil, a giudizio di Luca di Montezemolo sono la cartina di tornasole della Finanziaria 2007. La prima uscita pubblica del presidente di Confindustria non delude le attese di chi si aspettava - e pretendeva - una presa di posizione dura. «Da una Finanziaria di inizio legislatura e con il Paese che cresce meno del resto d’Europa e che fa una grande fatica nell’attrarre investimenti - ha spiegato - ci saremmo aspettati più coraggio, soprattutto dal lato della spesa. Abbiamo la sensazione noi imprenditori che la demagogia abbia preso un po’ troppo spazio».
Una bocciatura annunciata da altre prese di posizione del vertice di Confindustria, come quella dei due vicepresidenti Alberto Bombassei e Andrea Pininfarina che hanno criticato la manovra, in particolare le misure sul Trattamento di fine rapporto. E dalle sollecitazioni di chi chiedeva agli industriali di uscire allo scoperto. Come Romberto Maroni: «C’è una sorta di conflitto di interessi tra il vertice di Confindustria e la manovra economica varata dal governo», ha osservato il capogruppo della Lega Nord alla Camera ed ex ministro del Welfare che nella Finanziaria 2007, così come è uscita da Palazzo Chigi, nota delle incongruità. Da un lato «l’esproprio proletario del Tfr» e dall’altro «il regalo da un miliardo di euro in quattro anni per la mobilità lunga alla Fiat».
Il governo Berlusconi, come ha ricordato l’ex sottosegretario Maurizio Sacconi al Giornale, si rifiutò di adottare questa misura per prepensionare i lavoratori in esubero del gruppo torinese e dell’indotto. E lo stesso Maroni la bocciò perché in contraddizione con la riforma previdenziale. Oggi il giudizio è più politico: la mobilità lunga è «uno scandalo nello scandalo, concordato dal governo con i vertici di Confindustria. Ma l’ingiustizia e l’esproprio nei confronti dei lavoratori sono così forti che neanche l’associazione degli imprenditori privati può esimersi dal criticare la Finanziaria».
Una sollecitazione al vertice di viale dell’Astronomia che fa eco a quelle della base degli industriali. Alcune associazioni di categoria, particolarmente colpite dalla manovra e quelle territoriali, più sensibili al giro di vite contro il ceto medio, hanno sollecitato prese di posizioni dure. E preparano, con le loro armi, un opposizione dura ai provvedimenti che ora passano all’esame parlamentare.
Ed è forse per dare una risposta a questi malumori che ieri, prima della dichiarazione di Montezemolo, il vertice degli industriali ha preso posizione nettamente contro la manovra.

In particolare sul conferimento di metà Tfr inoptato all’Inps che, ha protestato Andrea Pininfarina, è «una rapina a lavoratori e imprese». E il cuneo? Montezemolo lo apprezza. Il vicepresidente Bombassei un po’meno: il taglio «non contribuirà al rilancio del Paese che doveva essere il vero obiettivo di questa manovra».

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