Una mostra sui sogni di Sant'Elia

Quaranta disegni lo celebrano a cento anni dalla morte in guerra

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La Città Nuova di Antonio Sant'Elia è la città delle reti, degli scambi intermodali, dell'energia delle macchine. È una città che nasce su disegni del 1914 fatti la notte, di getto, da un ragazzo di 26 anni chiamato ad allestire una mostra nelle sale della Famiglia Artistica Milanese e poi diventato, per tanti, il generatore di idee su cui modellare le metropoli del futuro.

Antonio Sant'Elia (1888-1916). Il futuro delle città (fino all'8 gennaio, a cura di Alessandra Coppa, Maria Mimmo, Valentina Minosi) alla Triennale di Milano espone una quarantina di disegni originali, provenienti dalla Pinacoteca di Como e da collezioni private, per celebrare l'autore del Manifesto dell'Architettura Futurista nel centenario della sua precoce morte in guerra. Suddivisa in tre sezioni l'ultima delle quali si chiude con il totem-omaggio di Alessandro Mendini - la mostra è un viaggio nell'immaginario di Sant'Elia, nelle sue architetture lucide ma talvolta incompiute, con quei tratti a china sempre a salire, a dilatarsi. Interessante vederle dialogare con le riproduzioni realizzate con stampanti 3D da studenti del Politecnico di Milano che hanno oggi l'età che l'architetto comasco aveva quando indagava la sua idea di città nuova, poi «futurista». Complice un allestimento adatto a una mostra non solo per addetti ai lavori, in Triennale colpiscono i «particolari di città» disegnati e così chiamati dallo stesso Sant'Elia: ponti che portano non si sa dove, centrali, edifici multipiano appaiono come frammenti di visioni, quasi sempre senza indicazione di misure o proporzioni.

I fumetti hanno attinto a piene mani allo stile di Sant'Elia e molti architetti a lui successivi gli sono debitori, come dimostra l'ultima sala, per quel sogno di città energica ed efficiente, pronta a innalzarsi e allargarsi all'infinito grazie alle sue reti. Smart, diremmo oggi.

FAm

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