Mou vuole silurare Ancelotti Ma gli inglesi sono stufi di lui

«Prima o poi torno». Napoleoncino Mou l’ha detto a petto gonfio. E sul sito di The Sun, il tabloid inglese che ha raccolto la promessa o la minaccia, sono volati i messaggi. Incoraggiamento? No, piuttosto “scoraggiamento”. «Mourinho spende più tempo a guardarsi allo specchio o a discorrere nella sua soave lingua latina che a parlare di football. Mr Special One zzz....». Letto uno per capire l’aria. «Di nuovo qui? Non mi piace il suo football». «Tutti sanno che vuole il posto di Ferguson». «Bravo, ma reagisce male quando perde: si nasconde». «Ma chi è mai? In Italia ha vinto quanto Mancini e non ha aggiunto niente all’Inter. Il suo football è noioso».
Parlano di football che, per loro, non è semplicisticamente calcio, come capita da noi e come piace a Mou. È un’accezione filosoficamente diversa. Ma figuratevi se Mourinho si spaventa! La strategia è lanciata: al centro dell’interesse il Chelsea, in attesa che Ferguson lasci il posto al Manchester United. Dopo il blitz di lunedì, principescamente accomodato nel palco ceduto da Abramovich, il tecnico è stato un fiume di miele in piena. «Amo questi posti, il Chelsea. Sento l’amore della gente. Mi piace stare a Stamford Bridge, è casa mia. Ho rivisto tanti amici, ho parlato con Terry e Lampard. È ancora la mia squadra. Tanti mi hanno detto di tornare al Chelsea. O almeno in Inghilterra». Che poi si tratti di far le scarpe ad Ancelotti va anche meglio. Ha tagliato le gambe della panca a Mancini con la compartecipazione di Moratti, potrebbe riuscirci anche con Ancelotti e sempre con l’aiuto dell’Inter.
A nessuno sfuggirà che il guancia a guancia con il Chelsea, è ideale per mettere sotto pressione il pacioccone italiano. Nel caso l’Inter eliminasse il Chelsea, il ritorno a Londra sarebbe a metà dell’opera. Senza dimenticare che Moratti ha già interpellato Laurent Blanc. Mourinho lo sa bene. Quindi potrebbe trovarsi a piedi lui, prima di Carlett One. E finora il suo proporsi in Inghilterra e Spagna non ha portato frutti. «Spero che per il Chelsea vada tutto bene in Premier League, non in Champions. Se vinciamo non farò feste, sono ancora innamorato. Ma non lascerei mai un club a metà stagione». Il programma è chiaro, poi si vedrà.
Intanto la Premier è uno sfavillare di italian style: Ancelotti, Zola e Capello. E riecco il Mou day, proprio mentre Mancini sta facendosi largo. Nemmeno il portoghese gliela avesse giurata (il City sarebbe la terza scelta). Un due su due invitante, zero gol subiti, 5 realizzati: buona partenza e languidi sorrisi. Mancini non nega a nessuno un «fantastic». Si gode l’estasi, per un modo di vivere calcio, sempre sognato.
Gli inglesi hanno provato ad ingolosire il “pollo” novello e lui c’è cascato. Domanda classica: dove potrà arrivare il Man City? «Ho ottimi giocatori, meglio di quanto pensassi. Punto il più in alto possibile e quel giorno io vorrò esserci», ha risposto “mourinhando”. Traduzione sui giornali: «Mancini vuole vincere la Premier League». Il Daily Mirror lo ha scorticato: «Già che c’è, nel 2010 può puntare anche al Nobel per la pace, alla Ryder Cup e alla coppa del mondo». E lui ha corretto: «Penso alle prime 4 posizioni». In questi giorni, fra l’altro, sta ricevendo numerose telefonate dai procuratori italiani: offrono giocatori impensabili.
Mancini per ora sta seguendo altre piste, che sfiorano il divino. La notte di Natale si è concesso il cenone nella chiesa cattolica di St John’s a Chorlton.

Padre Patty Mc Mahon, il parroco locale, lo ha riconosciuto e amabilmente costretto a cantare le note natalizie e firmare autografi. Unica controindicazione: padre Mc Mahon è un fervente tifoso del Manchester United. Ma, si sa, le vie del Signore sono infinite.

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