«Moussavi e Karroubi saranno processati»: rischiano la forca

La magistratura iraniana «farà il suo dovere» contro i leader politici dell’opposizione che lunedì ha osato manifestare nelle strade di Teheran e di altre città della Repubblica islamica contro il presidente Ahmadinejad e per la democrazia: Mir Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi saranno arrestati e processati. Per punire il loro «atteggiamento sedizioso» alcuni deputati vicini al capo dello Stato hanno già chiesto la pena di morte. Così risponde il potere a quanti in Iran hanno in mente di continuare la protesta sulla scia degli avvenimenti tunisini ed egiziani.
Lo stesso ex presidente Rafsanjani, che pure nel 2009 aveva indirettamente sostenuto Moussavi nella sua candidatura riformista contro Ahmadinejad, ha bollato «i capi della sedizione» come servi del sionismo e degli americani, l’accusa più grave (e più pericolosa) che possa essere rivolta a un politico nell’Iran teocratico. Rafsanjani oggi presiede l’Assemblea degli esperti religiosi e la sua presa di posizione testimonia che la lotta contro i riformisti è ormai senza quartiere. È evidente dunque che l’invito porto ieri da Karroubi («Il potere ascolti il popolo finché è in tempo») non otterrà ascolto.
Mentre i suoi deputati più fidati invocavano la forca per i capi dell’opposizione (che pure rifiuta come ha detto Moussavi «il sostegno interessato degli stranieri»), Ahmadinejad esaltava «la fine dei regimi fantoccio» nel mondo arabo e scandiva sfacciatamente che «è diritto di ogni nazione determinare il proprio destino e ottenere giustizia e gloria». Intanto, «contro i crimini selvaggi e ripugnanti di Moussavi e Karroubi», la televisione di Stato iraniana annunciava per domani «una grande manifestazione» a sostegno del governo.
L’obiettivo è chiaramente quello di mostrare al mondo che la maggioranza degli iraniani sostiene il regime. All’estero però questo regime che in patria usa metodi e linguaggio violenti preferisce offrire di sé un’altra immagine, secondo il collaudato sistema del doppio binario. Così ieri a Roma la delegazione iraniana in visita ufficiale ha cercato di minimizzare gli appelli a impiccare Moussavi e Karroubi: «È stata una reazione spontanea dopo i disordini dei giorni scorsi - ha detto soavemente il presidente della Commissione Affari esteri del parlamento iraniano, Alaeddin Borujerdi -.

Forse alcuni parlamentari hanno chiesto che vengano puniti i responsabili dei disordini che hanno messo in pericolo gli interessi della Repubblica islamica dell’Iran».
Nelle stesse ore due navi da guerra iraniane hanno attraversato il canale di Suez, dirette in Siria. Il ministro degli Esteri israeliano Lieberman ha parlato di «provocazioni che non potremo tollerare per sempre».

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