Multe false con finti autovelox, ma intascavano soldi veri

Multe false con finti autovelox, ma intascavano soldi veri
Milano - In un primo tempo il comandante Antonio Bufano e suoi investigatori del compartimento di polizia stradale della Lombardia, nonché il procuratore capo di Monza Antonio Rizzi, il dubbio l’hanno avuto eccome. «Che ci sia in circolazione un geniaccio del crimine che, dopo aver creato falsi autovelox, li ha distribuiti lungo le strade del Nord Italia, mimetizzandoli in tutto e per tutto con quelli veri e si arricchisce rilevando inesistenti infrazioni al codice della strada e facendoseli pagare dagli automobilisti?» si sono detti.

Sarebbe stata un’impresa rintracciare tutte le apparecchiature «taroccate», distinguerle da quelle legittime, disattivarle nonché ingabbiare geniaccio ed eventuali complici. In realtà (e, per fortuna) i tre uomini arrestati dalla Polstrada con l’accusa di truffa, ricettazione di documenti rubati, uso di timbri falsi dell’agenzia delle entrate, dell’ufficio anagrafe del Comune di Milano e della squadra mobile e contraffazione di carte d’identità, sono tutti pluripregiudicati per traffico internazionale di auto rubate. E, conoscendo bene le pratiche automobilistiche e tutto il mondo che ruota attorno a questo ambiente, sapevano di non aver bisogno di faticare al punto da dover fotografare le vetture da sanzionare. «Mentre percorrevano le autostrade, soprattutto la A4 o direttamente nelle aree di servizio - spiega il vice questore aggiunto della Polstrada Massimo Bentivegna - prendevano nota delle targhe di determinate vetture. Poi, tramite raccomandata, spedivano il bollettino e il falso verbale agli intestatari delle macchine: ai multati, infatti, non arriva mai la foto dell’autovelox».

I tre «volponi» ideatori del business sono Alberto Milani, 67 anni, Dario Beretta, 35 anni e il 43enne Roberto Brera. Aiutati da Valerio F. (un 55enne denunciato a piede libero in concorso), da aprile di quest’anno hanno spedito 245 verbali.

Che, se pagati tutti, avrebbero fruttato loro 38.710 euro. Il denaro andava a finire su un conto corrente postale sul quale, quando è intervenuta la Polstrada, erano in arrivo ben 11.736 euro: erano già 72, infatti, gli automobilisti che avevano pagato.

«Tutto è cominciato quando, da un semplice ricorso che contestava una di queste infrazioni, ci siamo accorti, istruendo la pratica e inoltrandola in Prefettura, non solo che non esisteva il verbale relativo alla multa indicata, ma che il conto corrente postale indicato sul bollettino era intestato a qualcuno che, fornendo false generalità, aveva però messo la sua vera foto sulla fotocopia del documento fornito alle Poste per aprire il conto. Era la foto di un pluripregiudicato - conclude Bentivegna - riconosciuto da un nostro ispettore che lo aveva già arrestato in passato per traffico internazionale di auto. Per fortuna sul conto, che abbiamo subito sequestrato per poi iniziare intercettazioni e indagini, in quel momento erano giunti poco più di 1.050 euro».
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