Il Canterigno è un animale leggendario che intona “Bella Ciao” per dichiararsi antifascista e farsi riconoscere dai suoi simili.
Il Canterigno è un essere mitologico che ha bisogno di esibire il suo patentino di “antifa” per piacere alla gente che piace, per prendere le distanze dal popolo ignorante, per poter entrare nei salotti buoni di quelli che contano e soprattutto per presentare il Festival dell’Unità di Sanremo. In quanto animale leggendario, il Canterigno, invece di annusare i suoi simili, intona “Bella Ciao”. Coloro che si uniscono al coro li riconosce come i suoi compagni. Gli scienziati ritengono che il canto derivi da un istinto ancestrale appartenente ai primati che comunicavano emettendo suoni gutturali per difendere il proprio territorio, un’evoluzione della tecnica più primitiva del segnare il territorio con l’urina. Tecniche diverse per raggiungere lo stesso scopo. Per nostra fortuna il Canterigno, durante la conferenza stampa sanremese, si è avvalso della tecnica canora tralasciando quella più primitiva. Non sarebbe stato un bello spettacolo anche se certamente se ne sarebbe parlato per i secoli a venire.
Ciò che il Canterigno ignora è che il canto che intona non ha ragion d’essere, perché il neofascismo non esiste e, ammessa l’esistenza di una minoranza di pochi nostalgici ininfluenti, nessuno si augura il ritorno di un regime fascista o comunista che sia. L’antifascismo è solo il tentativo maldestro, e talvolta ridicolo, di unire intorno a un concetto astratto una sinistra che non ha più niente da dire. Quindi la parola d’ordine “Bella Ciao” è, alla fine dei conti, una parola vuota che raccoglie consenso intorno al nulla. Sarebbe come scagliarsi contro l’imperialismo romano, contro l’utilizzo degli schiavi per la costruzione delle piramidi o l’utilizzo della pancetta invece del guanciale nella carbonara. E solo in questo ultimo caso avrebbe senso richiamare il popolo alla riscossa. Il Canterigno è un “antinulla”. E’ uno che si ribella a qualcosa che non c’è, ha confidenza con il non essere e lo si comprende meglio se si da un’occhiata ai contenuti del suo Festival, il nulla appunto. Ma non proprio il nulla, il nulla che imbarazza, che è molto peggio perché se non altro il nulla non esiste. Il Canterigno non si rende conto, ma “Bella Ciao” è un inno a sé stesso, al nulla eterno.
Così il cerchio si chiude nella drammatica inconsapevolezza del Canterigno che ha iniziato intonando contro la dittatura fascista e ha finito cantando contro la dittatura del nulla di cui è artefice.
Forse davvero bisognerebbe rivalutare “Bella Ciao” come l’inno nazionale della cultura televisiva italiana con la quale accompagnare la sigla del fine programmi sostituendola ad Armonie del Pianeta Saturno, per oboe, arpa e orchestra di Roberto Lupi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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