
La sinistra arruola il «partigiano» Francesco per la festa del 25 aprile e prova scatenare un caso politico contro il governo. Eventi e cortei restano confermati per la giornata della Liberazione, nonostante il lutto nazionale proclamato dall'esecutivo per cinque giorni. A Genova, città simbolo della resistenza partigiana, che quest'anno ospita le celebrazioni nazionali, nessun rinvio è stato disposto alla cerimonia. L'Anpi non intende rinunciare alla «sua» festa. Anzi, prova a buttare nella mischia anche il Pontefice. E c'è il fondato sospetto che comizi e interventi del 25 aprile si trasformeranno nel goffo tentativo della sinistra di piegare il messaggio del Papa all'ideologia rossa.
A Genova è confermata la partecipazione del Capo dello Stato Sergio Mattarella. E nessun cambio di programma nemmeno a Firenze, Roma e Milano: le sigle di sinistra, Anpi e Cgil saranno in piazza per ribadire il no al fascismo. Così come dovrebbero essere confermati le manifestazioni degli antagonisti. Il governo, nel Consiglio dei ministri che si è riunito ieri, ha disposto il rinvio di tutti gli eventi sportivi che cadono nei cinque giorni di lutto nazionale. Per le celebrazioni del 25 aprile nessun rinvio. Il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci ha auspicato, tenuto conto del contesto e «la sobrietà degli eventi che la circostanza impone a ciascuno». Apriti cielo. Quelle parole hanno scatenato la furia della sinistra.
Il primo a sparare contro il governo, tirando dentro Papa Francesco, è Angelo Bonelli, leader dei Verdi: «Il 25 aprile non è una festa in discoteca o un happy hour, ma il giorno in cui si ricorda la Liberazione dell'Italia dal nazifascismo, grazie alla Resistenza che ci ha poi condotti alla democrazia. È proprio grazie a quella Resistenza che oggi celebriamo il 25 aprile. Musumeci, il ministro del governo Meloni, ha perso un'occasione per tacere. Papa Francesco è stato un Pontefice straordinario e il suo messaggio ha coinvolto credenti e non credenti: evitiamo, per favore, di fare pasticci». Va subito a ruota il mister Tesla. Anche Nicola Fratoianni attacca il governo, tirando nella mischia Papa Bergoglio: «C'è poco da fare: è più forte di loro, anche stavolta un'allergia alla liberazione dal fascismo e dal nazismo traspare da chi in questo momento occupa Palazzo Chigi. Non trovo altra giustificazione alle parole strampalate sulla sobrietà con cui celebrare il 25 Aprile utilizzate da un ministro del governo Meloni. Voler sminuire il valore di ciò che rappresenta quel giorno utilizzando peraltro la scomparsa di una straordinaria personalità come Papa Francesco, non può passare sotto silenzio. Sono trascorsi 80 anni dal momento in cui i partigiani insieme alle forze alleate hanno sconfitto i fascisti e cacciato i traditori della Patria, ma evidentemente qualcuno fa ancora fatica a farci i conti». Il fuoco va avanti per tutto il giorno. E non è la prima volta. Da tempo, la sinistra tira per la giacca Papa Francesco provandone a fare un simbolo di parte. Della loro parte, ovviamente. Basta leggere le dichiarazioni degli esponenti della sinistra dopo la morte del Papa. Il governatore della Toscana Eugenio Giani lo definisce un «rivoluzionario». L'ex no global Luca Casarini lo chiama «fratello».
E infine, il presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo ricorda come «Francesco aveva impresso una svolta profondissima nel suo magistero riportandolo alle origini dell'insegnamento cristiano, per una chiesa dei popoli e degli ultimi, per i popoli e per gli ultimi, e restituendo così valore e dignità alla persona umana». Atei, laici e anticlericali che si riscoprono ferventi cattolici.
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