"Insulto alla cultura e all’arte": il violinista choc contro i Maneskin

Il celebre violinista italiano, Uto Ughi, ha denigrato pubblicamente i Maneskin mentre venivano presentati i concerti che lo vedranno protagonista fino al 2024: ecco cosa ha detto

"Insulto alla cultura e all’arte": il violinista choc contro i Maneskin

Attacco frontale ai Maneskin e sul loro modo di fare musica: lo ha fatto questa mattina uno dei più celebri violinisti, Uto Ughi, 78 anni, durante la presentazione del programma di 14 concerti nel periodo che va dal prossimo 21 febbraio alla primavera del 2024 che si è tenuta nella Sala delle Lupe del Comune di Siena, affermando senza mezzi termini che i Maneskin "sono un insulto alla cultura e all'arte".

"Se non urlano..."

Il musicista e direttore artistico degli eventi musicali speciali per lo storico istituto senese è nato a Burso Arstizio e che ha iniziato a suonare, da solo, all'età 6-7 anni per poi frequentare i primi corsi musicali già a 10 anni. Ughi ha aggiunto alla stampa presente in Sala altre parole destinate a far discutere. "Non ce l'ho particolarmente con i Maneskin, ogni genere ha il diritto di esistere, però quando fanno musica e non urlano e basta": ha detto rivlto alla band che ha infranto ogni record, ha vinto Sanremo ed Eurovision, ha aperto il concerto del Rolling Stones e che è amatissima anche negli Stati Uniti. Il maestro ha poi sottolineato come "nelle scuole ci sia una grave carenza per l'istruzione musicale dei giovani, emergono lacune spaventose".

L'attacco del critico americano

Sulla falsariga di Uto Ughi, nonostante un successo internazionale ormai consolidato con il pubblico americano tutto schierato dalla loro parte, negli Usa c'è chi storce il naso contro la band italiana: si tratta di Spencer Kornhaber che, come abbiamo visto sul Giornale.it, ha descritto i quattro ragazzi romani come "una band da bar". Insomma, una voce fuori dal coro c'è sempre visto che quella di Korhaber (che forse aveva bisogno di un po' di pubblicità), è uno dei a pensarla in modo diametralmente opposto rispetto ai milioni e milioni di amanti dei Maneskin. Il critico ha accusato la band di fare canzoni "chiaramente riciclate e sfacciatamente mediocri", zeppe a suo dire di "stereotipi su realtà e falsità" con testi che sarebbero nati più per infastidire che altro.

L'attesa per "Rush!"

Gli attacchi frontali, in realtà minimi e che si perdono nel mare di applausi e riconoscimenti, non scalfiscono minimamente la band che tra poche ore vivranno l'uscita del loro terzo disco considerato "il più difficile per l'attesa di fans e critica. Abbiamo discusso, litigato, e ci siamo uniti ancora di più, trovando quella strada che è la nostra". È la sintesi che i Maneskin hanno fatto alla vigilia della pubblicazione del nuovo album, "Rush!", che uscirà venerdì 20 gennaio su tutte le piattaforme digitali e nelle versioni fisiche in vinile standard, bianco, rosso e picture disc. Nell'album si parla molto di esperienze interiori visto che è incentrato su un viaggio alla scoperta di se stessi e verso le esperienze interiori. "Abbiamo raggiunto questo nostro primo obiettivo dopo una maturazione dovuta ai concerti tenuti in Italia e all'estero, sperimentando tantissimo, studiando ognuno di noi per proprio conto fino a capire che volevamo ottenere molta crudezza nei suoni", ha dichiarato la bassista della band, Victoria De Angelis. "Abbiamo fatto brani in italiano e in inglese e siamo soddisfatti, dando una varietà all'interno dell'album e mantenendo un suono scarno e crudo", ha aggiunto.

"Rush!", che in inglese si può tradurre con fretta

e i suoi sinonimi, è la sensazione di euforia "che si prova vivendo sul filo del rasoio con il timore di precipitare, scegliendo questa vita che comprende tutto, gli aspetti fortemente positivi e le rinunce".

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