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Muslera: la rivincita del brutto anatroccolo

Muslera: la rivincita del brutto anatroccolo

Roma Un anno fa, nel ritiro estivo della Lazio, l’arrivo di Carrizo aveva relegato Fernando Muslera al ruolo di brutto anatroccolo. Era un indesiderato dopo i disastri della stagione precedente e la lunga permanenza in panchina all’ombra di Ballotta, ma sul mercato non era giunta nessuna richiesta per il portierino di Montevideo e gli si prospettava un’altra stagione in panchina.
Nel giro di pochi mesi le gerarchie si sono capovolte: la svolta nella trasferta di Genova con la Sampdoria, la conquista del posto da titolare grazie al lavoro duro in allenamento insieme al preparatore Grigioni che ha convinto il tecnico Delio Rossi, e una serie di prestazioni positive fino alla serata del 13 maggio scorso. Di fronte ancora la Samp, in palio la coppa Italia, per Muslera due rigori parati a Cassano e Campagnaro nella lotteria finale che assegnò il trofeo alla squadra biancoceleste.
Lazio di nuovo in Europa grazie al portiere con la faccia da bambino, finito tra i pali perché tra i coetanei che giocavano a calcio sui campetti della periferia di Montevideo era il più alto. Il volto triste sulle montagne del Cadore è un ricordo lontano: quest’anno solo sorrisi, autografi e foto con i tifosi. È un Muslera diverso, motivatissimo. La società ha puntato su di lui e lo ha detto chiaramente al nuovo allenatore Ballardini.
Partito l’amico Carrizo, con il quale si era creata una pericolosa rivalità (in campo), la Lazio gli ha affiancato un altro portiere argentino ma più esperto come Bizzarri, nell’ultima stagione a Catania. Con una gerarchia ben definita: Muslera primo (con il numero 1 sulle spalle), Bizzarri riserva. Per la prima volta dopo tanti anni nessun balletto nella porta laziale. Tutto ciò per far sentire l’uruguaiano tranquillo nel lavoro, senza l’assillo di dover dimostrare qualcosa ogni giorno.
«È bello partire titolare», le parole di Castorino. Incassata la fiducia, non si è seduto, anzi tra corsa, bicicletta e allenamenti tra i pali ha lavorato molto, arrivando all’appuntamento di Pechino in gran forma. E prima della trasferta cinese era stato chiaro: «Voglio la Supercoppa, sarebbe un ottimo inizio per una stagione nella quale la Lazio vuole arrivare il più in alto possibile». Fernando ci ha messo il suo importante contributo: parate in sequenza nella partita con l’Inter, decisive per il successo della Lazio.
Ma anche nel giorno del secondo trionfo in tre mesi, non ha perso l’umiltà: «Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato a rialzarmi».

Ora resta un sogno da realizzare: vestire la maglia della nazionale, magari in Sud Africa nel 2010. Era rimasto male per la convocazione ricevuta e poi ritirata a marzo, il ct Tabarez ha continuato a ignorarlo. Dopo Pechino sarà più difficile farlo.

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