Avellino, si facevano ferire per simulare incidenti stradali

Almeno 74 gli incidenti stradali inscenati. Centinaia le persone indagate. Nella vicenda coinvolti anche medici, avvocati e consulenti di infortunistica

Avellino, si facevano ferire per simulare incidenti stradali

Inscenavano incidenti stradali per ottenere i risarcimenti da parte delle compagnie assicurative. Per rendere il tutto più credibile, al fine di supportare le richieste, nel piano venivano coinvolte persone di diversa estrazione sociale e professionale, ma anche soggetti in difficoltà economiche e in alcuni casi minorenni, alle quali erano procurate ecchimosi, abrasioni o persino la rottura dei denti o lesioni agli arti.

Un sistema consolidato che ha permesso a un'organizzazione, attiva soprattutto nell’Avellinese, di incassare in modo illecito oltre 600mila euro. È questa la scoperta fatta nell'ambito delle indagini della Procura della città irpina culminate nell'esecuzione di 11 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno di istituto di assicurazione e falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

Contestualmente è stato anche eseguito un sequestro preventivo di beni mobili ed immobili per un totale di 273mila euro nei confronti di 10 degli indagati, ritenuti tra i promotori della truffa. In totale sono 267 le persone indagate: tra queste figurano 17 medici che, secondo le accuse avrebbero attestato false lesioni o curato referti di esami radiologici allo scopo di avvalorare le diagnosi non veritiere, tre avvocati (due dei quali posti agli arresti domiciliari) e due titolari di studi di infortunistica stradale a cui ora è stato inibito l'esercizio dell'attività professionale.

Dalle indagini è emerso che sono stati 74 gli incidenti ricostruiti per un potenziale danno economico alle compagnie assicurative che ammonta a circa 600mila euro. Di questi, circa 270mila euro sono già liquidati a favore delle false vittime dei finti incidenti.

Secondo l'accusa le persone assoldate acconsentivano a subire lesioni di particolare gravità in cambio di piccole somme di denaro rispetto ai risarcimenti complessivi. Vi era, però, un meccanismo particolare che permetteva a tali soggetti di guadagnare una somma più alta: il risarcimento era più consistente quanto più gravi erano le lesioni.

Particolare attenzione era posta anche al luogo dove si inscenava il sinistro. Per evitare di essere scoperti, i finti incidenti erano organizzati in aree dove non erano presenti sistemi di videosorveglianza. Nonostante la meticolosità con la quale è stato portato a termine il piano non è mancato un clamoroso passo falso.

Le indagini sono scattate dall'analisi della provenienza di alcune denunce.

Le forze dell’ordine hanno accertato che le richieste risarcitorie venivano inviate alle compagnie assicurative sempre dagli stessi studi professionali. E questo a prescindere dalla città di residenza degli infortunati. In più si è appurato che le consulenze mediche erano firmate sempre dagli stessi professionisti. Di qui l’apertura dell’inchiesta.

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