Piloti della monnezza, volontari col drone per combattere la Terra dei fuochi

Nella Terra dei fuochi con il drone dei volontari a caccia di discariche abusive di rifiuti e roghi tossici

Piloti della monnezza, volontari col drone per combattere la Terra dei fuochi

Mettono a disposizione la loro abilitazione, il loro tempo, i loro pregiati velivoli telecomandati, per combattere la Terra dei fuochi. Sono dei piloti speciali: fanno volare droni per individuare discariche abusive di rifiuti e roghi tossici. Ci chiedono di restare anonimi: “Operiamo sul territorio e per questioni di sicurezza non vogliamo renderci riconoscibili”, spiega uno di loro. Sono in 5 o 6 a mettersi a disposizione a titolo gratuito per il bene comune. Si coordinano a seconda delle esigenze e degli impegni di ognuno. L’area su cui si muovono comprende diversi comuni a nord-est di Napoli.

Abbiamo partecipato a una delle operazioni che conducono quotidianamente sul territorio con l’Associazione volontari antiroghi di Acerra, l’organizzazione di cui si definiscono “una costola”.

Antonio (nome di fantasia) porta con sé il suo drone del valore di circa 2mila euro. Il suo apparecchio è dotato di camere in grado di rilevare le variazioni termiche di un oggetto. “Voglio usarlo per fare qualcosa di buono per la mia Terra”, afferma. Avvia la procedura prevista prima di far alzare in volo il suo piccolo aeromobile. “Questa è una fase obbligatoria e molto importante – spiega – per fare in modo che tutto possa procedere in sicurezza”. Poi attiva il suo drone. Con noi lo ha fatto partendo da una zona periferica di Acerra, in località Spiniello, per verificare la presenza di rifiuti abbandonati segnalata da alcuni cittadini all’associazione dei volontari antiroghi. I rifiuti ci sono, ammucchiati sotto un traliccio. Provvederanno a richiederne la rimozione. All’orizzonte, intanto, inizia ad alzarsi una colonna di fumo nero. È un rogo tossico.

In quello che era partito come un tranquillo intervento, riescono a identificare due incendi di rifiuti in una zona di confine tra i comuni di Caivano e Afragola. Sul posto erano già presenti i militari dell’Esercito. La combustione di rifiuti speciali, accatastati in un angolo lungo il margine di una carreggiata, ha prodotto per almeno un’ora una nube insalubre. Sopra quello scarico c’è una telecamera di un sistema di videosorveglianza pubblico. “Non sappiamo se funziona oppure no”, hanno risposto gli agenti della polizia municipale di Caivano e Afragola accorsi sul posto.

In un terreno incolto attiguo, gli operai di una vicina ditta avevano appena spento un altro rogo, più piccolo, di patate e plastica. All’arrivo dei volontari una persona si stava allontanando da quel fuoco. Era una anziana, proveniente dal vicino campo rom (uno di quelli autorizzati tra Napoli e provincia). Stava andando via da un’area invasa da sterpaglie e da rifiuti combusti. “Qui incendiano sempre – racconta un residente che vive poco distante – Ogni giorno intorno alle 20 i rom vengono a svuotare i carrelli, fanno accumulare i rifiuti e dopo 5 o 6 giorni gli danno fuoco”.

“Ho visto un serpente, c’era poca erba, e gli ho dato fuoco”, ha provato a giustificarsi l’anziana, confermando così di aver appiccato uno dei roghi. Le sue parole sono state catturate in un video e quei momenti sono stati immortalati dal drone di Antonio. La donna è stata indicata agli agenti della polizia municipale sopraggiunti. “Abbiamo i video. È stata la signora, lo ha ammesso”, ripetevano i volontari. Ma la prima preoccupazione dei caschi bianchi è stata quella di identificare loro e noi. E mentre un agente controllava i nostri documenti e riportava i dati, un altro da lontano ci fotografava con circospezione. “Incorriamo spesso in situazioni del genere”, spiega Alessandro Cannavacciuolo dell’Associazione volontari antiroghi di Acerra. I volontari raccontano che nella loro attività, oltre a dover prestare attenzione a soggetti poco raccomandabili in cui gli capita di imbattersi, spesso sono costretti anche difendersi con le autorità.

“Le autorità, le istituzioni, sono assenti in questo territorio. E i cittadini devono occuparsi e prendersi la responsabilità di fare questo tipo di attività”, afferma Vincenzo Petrella, che è uno dei padri dell’associazione ambientalista di Acerra. “Circa cinque anni fa – racconta - un gruppo di cittadini si unì per provare a fare qualcosa, invece di puntare sempre il dito. Quindi uscivamo di notte per segnalare roghi, e cercavamo di fare in modo che si potesse intervenire nel più breve tempo possibile, per evitare che i rifiuti potessero bruciare per svariate ore”.

Oggi, quel gruppo di persone, con le poche risorse a disposizione, con mezzi propri e autotassandosi, continua ad impegnarsi per limitari i danni degli inquinatori, su un territorio dove le telecamere dello Stato continuano ad essere spente e il personale impiegato per i controlli ancora insufficiente.

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