Napolitano alla Cdl: pronto a incontrarvi per parlare di regole

La lettera del Quirinale ai capigruppo del centrodestra

Massimiliano Scafi

da Roma

C’è il «rispetto», l’«ascolto», il «dialogo», c’è un forte «auspicio al chiarimento», c’è pure la comprensione per «le esigenze del libero confronto nel dibattito e nel voto» e l’impegno a lavorare per il «rasserenamento». C’è persino il riconoscimento esplicito della facoltà della minoranza di potersi esprimere, pari almeno a quella del governo di poter legiferare. C’è tutto questo nella lettera di Giorgio Napolitano ai capigruppo della Cdl al Senato. Non c’è però la risposta alla richiesta principale del centrodestra, un intervento del Quirinale per garantire «il diritto minimo dell’opposizione di prendere la parola», possibilità negata dal ricorso continuo alla fiducia. Quella, spiega il capo dello Stato, non c’è e non ci può essere: «Non posso pronunciarmi - scrive - su materie che sono di esclusiva pertinenza dei presidenti delle assemblee». Ma, aggiunge, sono pronto, anzi «ben lieto» di incontrarvi per parlare di regole, «in generale».
Insomma, dice Napolitano, state bussando alla porta sbagliata perché io non c’entro. Soltanto a Marini e Bertinotti, spiega, «come vi è ben noto, spetta interpretare le norme e le prassi regolamentari e apprezzare i precedenti prodottisi in passato». Il Presidente della Repubblica può quindi solo dare qualche buon consiglio, come quello di «sentire le giunte di regolamento». Oppure, può offrire una più generica disponibilità a contribuire a raffreddare gli animi che, nonostante i ripetuti appelli del Colle, sono ancora troppo surriscaldati.
Diciotto righe, recapitate ai capigruppo del centrodestra 24 ore dopo la loro richiesta di un incontro per parlare di regole. Palazzo Madama ribolle, il clima è quello che è, ma Napolitano cerca di mantenere un filo di collegamento con la Cdl. Al Quirinale, fa sapere, porte aperte. «Gentili senatori, ho ricevuto la vostra lettera e non ho difficoltà a rispondervi. Ho già avuto modo di rivolgere il mio appello a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento perché si stabilisca un clima di effettivo ascolto reciproco, nel rispetto sia delle ragioni di urgenza dell’azione di governo, sia delle esigenze di libero confronto, nel dibattito e nel voto, tra maggioranza e opposizione». Cioè: se il governo deve poter lavorare, anche la minoranza deve potersi esprimere. E questo vale «nell’uno come nell’altro ramo del Parlamento», quindi evidentemente anche al Senato, dove il margine di vantaggio del centrosinistra è sottilissimo.
Sul punto, sui tanti ricorsi al voto di fiducia da parte dell’esecutivo, il capo dello Stato si chiama fuori. Però, «auspico comunque il più sollecito chiarimento e rasserenamento». Intanto si darà da fare, come ha spiegato più volte, perché l’Italia raggiunga una «matura democrazia dell’alternanza» fatta di «reciproca legittimazione» tra i due poli. Quanto a un vertice con il centrodestra sulle regole, Napolitano è pronto: «Sarò ben lieto di incontravi nel prossimo futuro per qualsiasi scambio di opinioni sia da voi ritenuto opportuno sulle prospettive, in generale, dei rapporti parlamentari e del dialogo istituzionale».
E oggi il Presidente compie 81 anni.

Una bicchierata, un concerto serale all’auditorium di via della Conciliazione, dove Lorin Maazel dirigerà Finlandia di Sibelius e la Sinfonia numero 8 di Bruckner. Ma per il resto l’agenda della giornata resta molto fitta di impegni. «Sarà un compleanno di lavoro», raccontano sul Colle, in sintonia del resto con la turbolenta situazione politica italiana.

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