Nave affondata, venti di guerra in Corea

Soffiano venti di guerra lungo il 38° parallelo. Una corvetta sudcoreana è colata a picco, probabilmente affondata da un siluro o da una mina, anche se il governo di Seul sostiene che nella zona non c'era traccia di unità ostili. La Corea del Nord aveva minacciato, poche ore prima, di «lanciare attacchi nucleari senza precedenti» contro chi cerca di far cadere il regime. Il riferimento è agli Stati Uniti e alla Corea del Sud, che stanno preparando un piano di emergenza in vista dei tumulti che potrebbero scoppiare nel Nord. L'inflazione alle stelle, la grave crisi economica e la lotta per la successione al "caro leader" Kim Jong Il rischia di far tremare nelle fondamenta l'ultimo Stato stalinista.
La corvetta Cheonan, par la difesa costiera, è affondata ieri sera fra le 21 e 22 locali (le 13 e le 14 in Italia). L'unità è colata a picco a causa di uno squarcio nello scafo, probabilmente provocato da un siluro o da una mina. Il portavoce del governo di Seul, Kim Eun-hye, ha però messo le mani avanti dichiarando: «Non è ancora chiaro se la Corea del Nord sia coinvolta». A bordo della nave di 15mila tonnellate affondata c'erano 104 marinai. Fino a ieri sera i soccorsi sono riusciti a trarre in salvo una sessantina di naufraghi. I dispersi sono ufficialmente 40.
L'unità della marina del Sud si trovava al largo dell'isola di Baeknyeong, nel mar Giallo. Uno specchio d'acqua conteso attraversato dalla cosiddetta Northern limit line. Il confine marittimo fra le due Coree, tracciato alla fine della guerra del 1950-53, non è mai stato accettato da Pyongyang. Il Mar Giallo, a ovest della penisola coreana, è stato teatro di numerosi scontri armati negli ultimi anni con vittime da ambo le parti. L'ultima battaglia navale è scoppiata a novembre per presunti sconfinamenti. In gennaio le batterie costiere del Nord hanno sparato proprio in direzione dell'isola di Baeknyeong, dove ieri la nave sudcoreana è colata a picco.
A Seul il governo ha convocato una riunione d'emergenza dei ministri responsabili per la sicurezza alla Blue House, la residenza presidenziale. Poche ore prima dell'affondamento le forze armate nordcoreane avevano lanciato un'incredibile minaccia: «Chi cerca di abbattere il sistema (della Corea del Nord), sia che ricopra un ruolo preminente o passivo, subirà attacchi nucleari senza precedenti dall'esercito invincibile».
I militari di Pyongyang hanno fatto esplicito riferimento alle notizie di stampa sul piano di emergenza che Seul e gli americani stanno preparando in previsioni di possibili tumulti o rivolte di palazzo. In quest'ottica funzionari americani, sudcoreani e cinesi si incontreranno a Pechino il mese prossimo per scambiarsi informazioni sulla reale situazione a Pyongyang.
Il generale Walter Sharp, comandante delle truppe americane nella Corea del Sud, ha dichiarato che «la possibilità di un cambio della guardia nel Nord potrebbe rivelarsi destabilizzante ed imprevedibile». L'intelligence teme che possano verificarsi tumulti a causa della grave crisi economica e della malnutrizione, che colpisce sia la popolazione che i quadri intermedi militari.
Agli inizi del mese è stato fucilato un alto funzionario del regime, Pak Nam Ki, colpevole di aver fallito la riforma valutaria dello scorso novembre. Il piano, che doveva rinvigorire l'economia, ha provocato un'impennata dell'inflazione ed una nuova penuria di generi alimentari. Pak, 77 anni, accusato di «aver rovinato l'economia nazionale» e di essere «figlio di un latifondista», era solo un capro espiatorio. Il problema è che l'utopia autarchica di Kim Jong Il, il despota nordcoreano, si sta dimostrando un completo fallimento.

Lo stesso successore designato, il terzo genito Kim Jong Un, 27 anni, si è esposto con una velata critica: «Il mio cuore sanguina per la nostra gente che continua a mangiare pannocchie». Il "caro leader" è malato dal 2008 e secondo le stime dei servizi segreti non dovrebbe sopravvivere oltre il 2011.
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