Calci, pugni, colpi di asta e oggetti scagliati contro: questo quello che i poliziotti hanno dovuto subire lo scorso 17 ottobre durante lo sgombero di un edificio occupato abusivamente a Bologna, nelle immediate vicinanze del centro storico. Venuti a conoscenza dello sgombero, gli attivisti del collettivo universitario LUnA hanno organizzato una manifestazione con un centinaio di persone, che hanno provato a opporsi all'azione della polizia in quello che viene identificato come l'Istituto Santa Giuliana, di proprietà della Congregazione delle Suore Mantellate Serve di Maria.
Gli scontri, come spesso accade in queste circostanze, sono stati violenti e un gruppo di partecipanti è stato accusato di resistenza aggravata a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Diversi poliziotti rimasero coinvolti negli scontri, riportando ferite più o meno gravi e furono 12 gli attivisti segnalati alla procura di Bologna per quei fatti. L'occupazione di quello stabile è durata poco più di 20 giorni, essendo iniziata il 6 ottobre di quello stesso anno. Per 6 di loro, lo scorso 27 febbraio, è stato eseguito l'ordine di divieto di dimora in tutta la Città Metropolitana di Bologna per decisione del Giudice per le indagini preliminari. Niente di diverso rispetto a quello che accade quasi quotidianamente in tutte le città, dove i collettivi, i centri sociali e gli anarchici pretendono la libertà di occupare le proprietà private altrui solo perché a loro aggrada quello spazio per le loro necessità.
Vorrebbero una sospensione dello Stato di diritto e della proprietà privata, sistema in cui governa il caos e in cui chiunque venga lasciato libero di fare ciò che desidera. Compreso aggredire le forze dell'ordine che, anzi, nella loro utopica visione non dovrebbero nemmeno esistere. Questi sei attivisti hanno deciso di scrivere un'accorata lettera vittimista (anche se loro non vogliono essere così definiti) al cosiddetto "Osservatorio repressione", denunciando di essere oggetto di un "confino politico fascista – perché considerati socialmente pericolosi". A loro dire, la misura del divieto di dimora è stata adottata per "aver difeso un’occupazione a scopo abitativo, dove viveva chi una casa non l’aveva". Nessun cenno all'aggressione subita dalle forze dell'ordine ferite, che tanto da qualche tempo a questa parte in Italia sembra essere la normalità.
"Ribelli e democratici insieme cospirano per un futuro diverso.
Siamo stati allontanati da Bologna, con il pretesto dello sgombero del Santa Giuliana, per indebolire e dare un segnale a questo programma di trasformazione della società", scrivono ancora gli attivisti, che (poverini) sono stati svegliati dalla Digos per la consegna del dispositivo cautelare firmato dal gip. Tutto questo continuando a far leva sulle polemiche che circondano le forze dell'ordine, vittime di una narrazione violenta che li vuole carnefici per agnelli indifesi, che però scendono in piazza pronti allo scontro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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