Costa Concordia, Schettino chiede la semilibertà. L'ira del padre di una vittima: "Merita 32 ergastoli"

Il comandante della nave da crociera ha scontato finora 8 anni di carcere: domani la decisione

Costa Concordia, Schettino chiede la semilibertà. L'ira del padre di una vittima: "Merita 32 ergastoli"
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L'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, condannato in via definitiva nel 2017 a 16 anni di reclusione per il naufragio della nave da crociera, scoprirà nelle prossime ore se la semilibertà richiesta per lui dai suoi legali verrà accordata.

Incarcerato a Rebibbia, dove finora ha scontato solo 8 dei 16 anni a causa della condanna inflittagli per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono della nave, in virtù della tragedia avvenuta dinanzi all'Isola del Giglio il 13 gennaio del 2012, Schettino sta cercando di ottenere l'autorizzazione a scontare parte della pena detentiva fuori dal penitenziario romano.

L'udienza al termine della quale si comprenderà il destino dell'ex comandante della Costa Concordia è in programma per la giornata di domani, martedì 4 marzo, presso il tribunale di sorveglianza di Roma. Il legale Paola Astarita ritiene che i giudici debbano deliberare in favore del suo cliente, essendo secondo quanto previsto dalla legge italiana maturi i tempi per presentare questa istanza:"Mi auguro che vinca non il mio assistito ma il diritto", ha infatti dichiarato l'avvocato.

Quel giorno persero la vita ben 32 passeggeri, un tragico incidente la cui responsabilità è stata imputata dai giudici proprio all'ex comandante della nave da crociera, che urtò fatalmente uno scoglio mentre compiva una manovra proibita navigando sotto costa per fare il cosiddetto "inchino". Non solo. Ad aggravare la sua posizione, in virtù del ruolo di massima responsabilità da lui ricoperto, Schettino abbandonò la nave a bordo di una scialuppa per salvarsi, venendo per questo duramente ripreso e ricondotto all'ordine dall'allora capitano della capitaneria di Livorno Gregorio De Falco, il quale gli ordinò di tornare a bordo e coordinare le operazioni di salvataggio. L'imputato fu condannato in via definitiva a 16 anni di carcere solo dopo un lungo iter processuale che si concluse con la sentenza della Cassazione.

Scontata parte della pena è ora suo diritto chiedere la semilibertà, ma sono in tanti a protestare, tra cui Giovanni Girolamo, padre di Giuseppe, una delle 32 vittime di quel tragico giorno. L'allora 30enne, batterista dell'orchestra, cedette il suo posto sulla scialuppa a una madre e ai suoi due figli, decidendo in sostanza di sacrificarsi per salvare loro. Il ragazzo, che non sapeva nuotare, perse la vita nelle acque antistanti il Giglio.

Giovanni ha cercato di evitare ogni genere di manifestazione per allontanare da sé anche il solo minimo pensiero di quell'immane tragedia che ha segnato la sua esistenza: "Non voglio più soffrire sforzandomi di ricordare, voglio tenermi tutto dentro", dichiarò l'uomo a La Stampa."Per questo non ho mai voluto partecipare alle cerimonie dei parenti delle vittime del naufragio. Sono rimasto 13 giorni al Giglio a cercare il corpo di mio figlio, mi sono bastati".

Dinanzi all'eventualità della semilibertà a Schettino, tuttavia, l'uomo ci ha tenuto ad esprimere tutto il proprio malcontento.

"Il mio giudizio è totalmente negativo", spiega infatti, "i giudici non dovrebbero concedere la semilibertà a Schettino. Per me è un uomo che dovrebbe stare in galera per 32 ergastoli, quante sono le vittime della Costa Concordia".

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