Il decesso misterioso in Ungheria: cosa non torna nella morte di Stefano

Il decesso misterioso e le informazioni tardive ed errate: ecco che cosa non torna nel caso della morte a Budapest dell'Italiano Stefano Puddu

Il decesso misterioso in Ungheria: cosa non torna nella morte di Stefano

È mistero sulla morte di Stefano Puddu, il 37enne di Quartu Sant' Elena (Cagliari) trovato senza vita lo scorso 17 ottobre nella propria abitazione di Budapest, città dove viveva da 2 anni per ragioni di lavoro.

I genitori di Stefano sono venuti a conoscenza del destino del giovane imprenditore ben due settimane dopo la sua scomparsa. Prima c'è stata tanta confusione, e tanta paura. Adesso la famiglia intende fare luce sulla vicenda, e chiede a gran voce delle risposte.

Il silenzio, poi la tragica notizia

Stefano si era trasferito nella capitale ungherese nel 2020 e lì aveva fondato una società, la Ecompartner. Da allora il 37enne viveva a Budapest, dove conduceva una vita tutto sommato tranquilla, ma non dimenticava mai di tenersi in costante contatto con i familiari. Oltre le estati trascorse in Sardegna, sua terra d'origine, le telefonate con i parenti ogni domenica erano un appuntamento fisso, almeno fino al 2 ottobre 2022.

Pensando a un impegno di lavoro, o a un viaggio, i genitori di Stefano non vanno subito nel panico. Dopo due settimane di silenzio, da domenica 16 ottobre, inizia a essere chiaro che qualcosa non va. Il giorno successivo il padre cerca di contattare tutti i numeri di telefono dell'Ambasciata italiana a Budapest. Tuttavia, come si legge nell'esposto presentato in procura dai familiari dell'uomo tramite il proprio legale, "senza ricevere dagli organi consolari alcuna risposta".

I carabinieri della compagnia di Quartu Sant'Elena, successivamente sollecitati dall'Ufficio consolare via mail, si presentano a casa dei genitori del 37enne per informarli che l'indomani sarebbero stati contattati direttamente dal comandante. La paura di ricevere brutte notizie si concretizza il giorno dopo, quando vengono informati in caserma della morte del figlio. Le prime informazioni parlavano di un decesso avvenuto il 17 di ottobre, anche se in realtà l'evento tragico risalirebbe ad almeno 3 giorni prima.

Cosa non torna

L'aspetto più assurdo della vicenda è che i familiari hanno dovuto attendere altri 5 giorni per avere qualche informazione sulle cause della morte.

Dall'infarto si era passati all'incidente stradale: chiaro che qualcosa non tornava fin da subito. I due coniugi volano a Budapest e qui un addetto consolare chiede loro se Stefano si drogava o se fosse un alcolista. Salta fuori addirittura l'ipotesi che potesse avere subito la vendetta da parte di un presunto "nemico" per non ben precisati debiti pregressi. Lascia senza parole il fatto che tale teoria improvvisata si basasse su una serie di mail anonime in lingua inglese che il funzionario consolare dichiarava di aver ricevuto. Mail con cui, come scoperto dai coniugi Puddu, una vicina di casa di Stefano aveva invece voluto segnalare alla polizia il fatto che da troppi giorni non aveva sue notizie. Sollecitata dalla donna, la polizia era entrata in casa di Stefano la sera del 17 ottobre, trovandone il corpo senza vita. Ancora più grave il fatto che l'uomo avesse con sè i suoi documenti, che avrebbero quindi potuto consentire alle autorità fin da subito di contattare i suoi familiari.

Nell'esposto presentato alla procura della Repubblica di Roma, i due coniugi denunciano anche, il che potrebbe essere determinante ai fini delle indagini, il furto dell'orologio e del portafoglio di Stefano. Senza considerare, altro episodio segnalato nella denuncia, che l'addetto consolare li aveva indotti a prediligere una specifica agenzia funebre.

La dura lotta per poter riabbracciare la salma del proprio caro dura ben 10 giorni.

Alla fine della trafila, i coniugi vengono informati del fatto che il figlio sarebbe deceduto a causa di una meningite batterica, causata, presumibilmente, da un'otite non curata bene dai medici ungheresi. Tutto da chiarire in sede di indagine dopo l'esposto presentato lo scorso 30 novembre.

Il pm Giulia Guccione ha aperto un fascicolo per

omicidio colposo e furto, ma resta da far chiarezza anche sull'inadeguatezza del personale dell'Ambasciata in Ungheria: l'ipotesi, ancora ovviamente da chiarire, è quella di abuso e omissioni di atti d'ufficio.

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