Dalla diga alle guerre. L'angosciosa attesa dell'ultimo momento

Si resta quasi senza parole davanti all'angoscia dell'attesa, che è attesa della morte, sicura o probabile

Dalla diga alle guerre. L'angosciosa attesa dell'ultimo momento
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Si resta quasi senza parole davanti all'angoscia dell'attesa, che è attesa della morte, sicura o probabile. È terribile immaginare cosa possano aver pensato gli operai intrappolati nella centrale elettrica di Suviana, l'acqua da una parte, le fiamme dall'altra. Lo sguardo ai compagni di sventura, la testa ai propri cari. La speranza, nonostante tutto, nonostante la consapevolezza che è solo una illusione. Forse, speriamo, sarà andata diversamente, la sorpresa di un attimo e basta. Guardi le facce delle vittime: potevano essere tuo fratello o tuo padre.

Come loro, attendono gli ucraini sotto i missili russi, e che altra orrenda esperienza morale deve essere gioire perché è stato colpito l'edificio accanto, la trincea accanto.

Come loro, attendono gli israeliani, minacciati dai generali iraniani. Si contano le ore, 48, poi 24, poi i minuti, quando arriverà l'esplosione

e da che parte verrà il razzo o sarà una raffica di attentati kamikaze per le strade?

Tremano anche a Gaza, i cittadini imprigionati dal delirio di Hamas, che ha scatenato la guerra contro Israele. Cosa si prova a essere uno scudo umano?

Non vi tormentano i cadaveri degli omosessuali appesi alle gru in Iran? Come avranno atteso il giorno dell'esecuzione? Non vi tormentano gli assassini nel braccio della morte che attendono vent'anni e poi si avviano al patibolo?

Davanti a vecchie immagini della Prima guerra mondiale risulta quasi incomprensibile, inafferrabile alla ragione, il momento atroce in cui l'ufficiale ragazzino soffia nel fischietto e i soldati più anziani di lui saltano fuori dal fango e si lanciano verso le mitragliatrici nemiche.

A volte basta un film banale per aprire un baratro. Ecco la regina di Francia, in piedi su un carro, lo sguardo vuoto di chi non riesce a immaginare cosa accadrà, dove sarà, se ancora sarà, una volta

caduta la lama della ghigliottina.

Eppure questi orrori sono normali, accadono tutti i giorni. Ogni giorno migliaia e migliaia di uomini sono ghermiti dall'angoscia dell'attesa. Perché? A ognuno la sua risposta, ammesso che la trovi.

In compenso possiamo subito dire: chi soffre è nostro fratello.

Non siamo tutti in attesa, più o meno scomoda, più o meno drammatica, dell'ultimo respiro? Per noi, fortunati, è possibile rimuovere il pensiero della morte, distraendoci, facendo finta di nulla, divagando, lasciandoci assorbire dalle abitudini quotidiane, lavoro incluso. Per altri, anche per i malati, la morte è una spaventosa compagna di strada, sempre visibile, sempre accanto, almeno fino a quando il viaggio non si interrompe.

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