Extrema ratio, come nascono i coltelli delle forze speciali

Intervista a Mauro Chiostri, fondatore e proprietario dell'azienda: "Passo dopo passo si è inserita ogni singola unità italiana. E poi quelle straniere"

Extrema ratio, come nascono i coltelli delle forze speciali
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Per gli antichi la guerra era l’extrema ratio. L’ultima possibilità quando non si può fare altrimenti. Perché combattere non è mai bello, ma a volte è necessario. Lo spiega bene G. K. Chesterton quando afferma che “un vero soldato non combatte perché ha di fronte a sé qualcosa che odia. Combatte perché ha alle sue spalle qualcosa che ama”. È il motivo per cui, durante la Prima guerra mondiale, i militari italiani non riescono a sfondare quando si tratta di attaccare, ma resistono come dei matti sulla linea del Piave. Perché è in quel momento che capiscono che, cedendo, lascerebbero alla mercé del nemico le proprie famiglie. “Di qui non si passa”, quindi. Extrema ratio oggi è anche un’azienda che produce coltelli militari, soprattutto pensati per le forze speciali: “Abbiamo pensato a questo nome - racconta Mauro Chiostri, fondatore e proprietario dell’azienda - perché ci siamo messi nei panni di un operatore, che può essere equipaggiato di tutti gli strumenti per ingaggiare o difendersi da un potenziale nemico e il coltello rappresenta la sua ultima linea di difesa. Ed ecco il nome, in latino. Dal punto di vista marketing ha funzionato”.

Extrema ratio nasce nel 1997 per passione. “Eravamo in due ragazzi”, prosegue Chiostri: “Uno, il mio socio, era molto appassionato di armi da fuoco, soprattutto armi bianche, anche da un punto di vista storico. Io, che pure ero appassionato, lavoravo nel settore della meccanica. Da amici abbiamo messo insieme le nostre idee per dare vita ad una società e i coltelli ci sono sembrati un progetto realizzabile”.

La svolta arriva l’anno seguente, nel 1998, all’Exa di Brescia. Extrema Ratio presenta i suoi prodotti agli addetti ai lavori e piacciono. E pure molto: “Abbiamo approfittato di quell’evento per presentare i primi prodotti dopo un anno di ricerca e disegni. Nel 1998 abbiamo presentato i nostri prodotti e la cosa è andata molto bene. L’interesse dei negozianti e del pubblico è stata notevole e da lì abbiamo siamo andati avanti e siamo usciti con il primo modello, che si chiamava K-1 Dobermann. Siamo andati avanti, ci siamo chiesti che cosa volevamo fare da grandi. Abbiamo continuato a portare avanti questa attività e, passo dopo passo, ci siamo consolidati”.

Sono tre anni di lavoro matto e disperatissimo. Gli attentati alle Torri gemelle stravolgono il mondo. Inizia la guerra al terrore, prima in Afghanistan e poi in Iraq. L’industria bellica si mette in moto e pure Extrema ratio fa la sua parte: “Varie unità e reparti all’estero vedono i nostri prodotti e da lì è un crescendo. La Francia ci ha subito contattato per inserire una baionetta nel suo programma. La Difesa francese ci chiamò per partecipare a questo programma di approvvigionamento di materiale per il programma Felin che comprendeva circa 11mila, quasi 12mila unità, da rifornire. Sviluppiamo con loro questa baionetta e da lì a cinque anni avevamo vinto questa gara d’appalto. Nel frattempo, cosa molto importante, c’è stato un approccio crescente da parte della nostra clientela professionale più specializzata: le forze speciali italiane”.

Un altro punto di svolta. L’ennesimo.

“Passo dopo passo si è inserita ogni singola unità italiana, abbiamo collaborato con gli incursori della marina, con tre modelli, e poi varie unità all’estero. A partire dai francesi, gli austriaci, i portoghesi, più varie forniture sporadiche in Germania e Spagna. E poi il grande mercato americano”, conclude Chiostri.

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