I controlli frenano lo «scrocco» rosso per il post-alluvione

La sinistra non ha così fretta di ricostruire pezzi interi di regione. Il governatore emiliano-romagnolo, Stefano Bonaccini, continua ad attaccare l’esecutivo Meloni in maniera strumentale

I controlli frenano lo «scrocco» rosso per il post-alluvione
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La sinistra non ha così fretta di ricostruire pezzi interi di regione. Il governatore emiliano-romagnolo, Stefano Bonaccini, continua ad attaccare l’esecutivo Meloni in maniera strumentale. La vice di Bonaccini sosteneva che se il governo non avesse pagato entro l’autunno sarebbe andata in procura. L’autunno è arrivato, i soldi pure, ma la Regione pare non sapere come spenderli. Ma qual è il motivo per cui i territori hanno un’impostazione passiva in relazione alle richieste di erogazione post calamità?
Un po’ di cifre: la cassa, nella sua disponibilità, può contare su 876milioni di euro. I Comuni e le Province emiliano-romagnole a oggi hanno chiesto e ottenuto circa 4milioni e 700mila euro.

Le erogazioni del commissario e generale Francesco Paolo Figliuolo sono per lo più immediate: il meccanismo è sperimentato. Nel corso di questi mesi, è stato siglato un accordo tra la struttura commissariale e la Guardia di Finanza: lo scopo è monitorare le necessità provenienti dai vari enti, dunque anche le cifre messe nero su bianco. E i sindaci rossi, quelli che abbiamo avuto modo di definire «scrocconi», magari hanno abbassato il tiro. Prima avevano chiesto un po’ di tutto, inserendo in bozza risarcimenti per danni non direttamente consequenziali all’alluvione. Citiamo un caso per rinfrescare la memoria: la sala bingo Ippodromo di Cesena. Non è possibile stabilire per certo un rapporto di causa-effetto tra il patto intercorso con la Guardia di Finanza e la situazione attuale delle domande andate segno. La provincia di Forlì-Cesena, per dire, ha chiesto e ottenuto soltanto 1milione e 714mila euro.

Andiamo avanti. il Comune di Bologna poco più di 300mila euro. Quello di Cesena 1milione di euro e qualcosa. Possono sembrare cifre esose ma bisogna guardare al totale. Il fondo per la ricostruzione, rispetto agli stanziamenti in conto capitale, è così diviso: 908.5 milioni per il 2023. E 750 milioni per il 2024, con la disponibilità di cassa già segnalata. Vale la pena specificare: sono soldi destinati all’urgenza. E infatti il grosso è andato alla Protezione civile per l’emergenza. Perché il totale previsto dal governo Meloni è molto di più.

Bonaccini, sconfitto dalle primarie dem, avrebbe voluto fare il commissario straordinario e magari gestire quei fondi che invocava, e che forse proprio per questo largheggiava nelle stime. Ma tra i primi a opporsi c’è stata la segretaria Elly Schlein. Basta parlare con qualche quadro dirigente dei dem per averne contezza. Il governatore ieri ha plaudito alla Schlein per la «grande» manifestazione nazionale convocata (che però è ancora sottoposta a riflessioni rispetto alla data). Nel frattempo il generale Figliuolo lavora.

Dopo aver incontrato la premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, il commissario ha rimarcato la possibilità di mettere a disposizione in sole 24 ore le cifre per le «somme urgenze». Proprio quelle di cui stiamo parlando. Ma i sindaci rossi, che tanta fretta paventavano, latitano.

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