Nel 1930 a Senigallia ci fu un terremoto di magnitudo 5.8. Ma all'epoca, misurare con precisione la portata delle scosse, era impossibile. Anche ora che gli strumenti sono millimetrici, i geologi non si sbilanciano su quel che sarà. Sono certi solo di una cosa: non è finita qui. A confermarlo è anche Arcangelo Francesco Violo, presidente del Consiglio nazionale dei geologi.
Se la scossa non fosse stata a 30 chilometri dalla costa, cosa sarebbe successo?
«Ci sarebbero sicuramente stati dei danni. Sia perchè ci sono state due scosse grosse molto vicine tra loro, sia per lo stato delle nostre strutture e degli edifici».
Esiste una mappa degli edifici a rischio crollo in caso di terremoto?
«L'ultima mappa risale a vent' anni fa, è stata redatta dopo il terremoto in Puglia. Per il resto sappiamo che la maggior parte degli edifici è stata costruita prima del 1974, cioè quando è stata approvata la prima legge sismica. Oggi non tutte le costruzioni sono adatte a resistere alle scosse».
Come lo sapete? Solo per la data di costruzione?
«Sappiamo perfettamente quali sono le zone rosse. E, grazie agli strumenti e alle tecnologie a disposizione, abbiamo una mole di dati enorme sia sui movimenti del suolo sia sullo stato degli edifici. Quindi, se si volesse fare una rimappatura del territorio, siamo in grado di fornire una lettura capillare sull'andamento di cioè che accade sotto terra».
Però i terremoti restano non prevedibili.
«È così, non lo sono. I sismografi li registrano mentre accadono. E soprattutto non è possibile fare una statistica. Però, anche se non possiamo prevederli, sappiamo che avvengono. Nei prossimi giorni la sequenza sismica molto probabilmente continuerà, ma non possiamo dire se lo farà con scosse più deboli o più forti».
Quindi cosa si può fare per ridurre il rischio e la paura?
«Ognuno ha il diritto e il dovere di sapere se la sua casa è a rischio crollo. È assolutamente necessario fare un piano di adeguamento delle strutture e aggiornarlo periodicamente. E poi va impostata una prevenzione costante, anche civile».
Sono le stesse cose che si dicevano dopo l'alluvione di settembre: se la gente avesse saputo come comportarsi magari non sarebbe scesa nei garage e si sarebbe salvata. Da quel giorno è cambiato qualcosa?
«Qualcosa si muove ma mai abbastanza. Proprio lo scorso fine settimana abbiamo preso parte e una grande esercitazione anti sismica. Noi geologi premiamo in continuazione le istituzioni perchè organizzino corsi, perchè spieghino nelle scuole, perchè sensibilizzino la popolazione. Non è una garanzia di salvezza, ma è sempre meglio sapere come comportarsi in caso di emergenza».
Il movimento No Triv diffonde bufale sul legame fra terremoto e trivellazioni in mare. C'è qualcosa di vero nelle teorie sostenute anche da alcuni sindaci?
«Assolutamente no, il terremoto è un fenomeno naturale e riguarda strati si sottosuolo che sono a oltre 7 chilometri di profondità».
Cosa sta accadendo nel nostro sottosuolo?
«È il meccanismo di compressione tra l'Appennino e la placca adriatica. Un processo geologico estremamente lento che vede la costa muoversi di 3 millimetri all'anno».
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