Quelle e-mail firmate BR partite dal pc dell'odiatore anti Segre

Nel 1999, subito dopo l'omicidio D'Antona, partirono dal pc del magistrato alcune mail in cui si inneggiava alle Br. "È stato mio figlio di 12 anni", disse Quatrano

Quelle e-mail firmate BR partite dal pc dell'odiatore anti Segre
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Nicola Quatrano: pm, avvocato e attivista terzomondista (nemmeno troppo velatamente antisemita - “La Segre è psicopatica in quanto ebrea”). Una vita in prima linea, sempre e rigorosamente a sinistra.

Era il 2002 il nostro giornale, con un’inchiesta di Gian Marco Chiocci, raccontava di come dal pc di questo magistrato fossero partite delle e-mail firmate Brigate rosse. Una vecchia storia che risale al 20 maggio 1999, quando i terroristi rossi ammazzano Massimo D’Antona, collaboratore del ministro del Lavoro, Antonio Bassolino.

L’Antiterrorismo si dà subito da fare, seguendo la pista delle minacce in rete. In un messaggio anonimo si legge: “Il prossimo sarà Massimo D’Alema. Preparatevi ad un altro funerale, e ancora un altro, un altro ancora. Preparatevi perché uccidere un diessino non è reato”. Ma non solo. In un altro messaggio si legge: “D’Alema secondo Moro, colpirne uno per educarne cento. Tutto il potere al popolo armato, niente resterà impunito”. E poi la firma, che non lascia spazio ai dubbi: “Brigate rosse”.

La polizia telematica segue le tracce che ha a disposizione fino ad arrivare a un insospettabile magistrato campano - “Quatrano Nicola, di Sant’Angelo dei Lombardi” - che si difenderà dicendo che a mandare quelle mail era stato il figlio. Quello di 12 anni, precisa, non quello di 16, che “si è servito di una terminologia sentita a scuola”. La notizia (secondo l'avvocato di Quatrano "priva di una reale esigenza di pubblica informazione") crea parecchio scalpore, tanto da finire in Parlamento.

Erano altri tempi, si dirà. Ma ero lo stesso Quatrano. Che ieri si ritrovava invischiato in questa storia e che oggi, invece, rilancia tesi improponibili su Israele.

E che è stato scaricato anche da quegli stessi organizzatori che lo avevano invitato a parlare del conflitto israelo-palestinese alla Camera. Continuare a difenderlo usando la retorica del “compagno che sbaglia” era troppo. Perfino per loro.

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