Sicurezza stradale e guardrail: come dovrebbero funzionare le barriere

La tragedia di Mestre ha portato alla ribalta la questione inerente la sicurezza delle barriere di contenimento

Sicurezza stradale e guardrail: come dovrebbero funzionare le barriere
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Il terribile incidente avvenuto a Mestre ha portato ancora una volta all'attenzione la questione relativa al problema della sicurezza stradale: nello specifico, viste alcune ipotesi circolate nelle ultime ore, si fa riferimento alla manutenzione e al buon funzionamento dei guardrail.

La mente torna infatti a un episodio avvenuto nel 2013, quando un autobus precipitò nel vuoto da un viadotto sulla A16 nelle vicinanze di Monteforte Irpino (AV). La tragedia avvenne a causa di un guasto all'impianto frenante ma anche per via della mancata resistenza del guardrail autostradale: quel terribile giorno furono ben 40 le vittime

La funzione del guardrail è quella di assorbire l'impatto dei veicoli che li urtano, determinando una limitazione delle conseguenze della collisione e impedendo che gli stessi possano finire oltre la carreggiata o addirittura fuori strada. Un discorso a parte, data anche la loro differente funzione, va fatto per le "Jersey", barriere modulari di sicurezza realizzate in plastica o calcestruzzo in genere usate provvisoriamente per incanalare il traffico, magari in situazioni di emergenza, o per delimitare una zona in cui si stanno effettuando dei lavori.

I guardrail, invece, si possono trovare realizzati tanto in acciaio quanto in calcestruzzo o in legno con anima di acciaio: la forma privilegiata è quella a nastro con doppia o tripla onda, sistema che consente meglio della soluzione "piatta" di assorbire l'urto di una vettura o di un camion.

Per classificare l'entità degli impatti sono utilizzati alcuni indici: uno dei principali è quello "Asi", l'Acceleration Severity Index, che viene misurato in un punto ravvicinato al baricentro del veicolo. In base al livello di contenimento è possibile individuare quattro differenti categorie di barriere. La "Z", quella bassa, è per le zone nelle quali il traffico defluisce molto lentamente; la "N", quella normale, è destinata generalmente alle zone in cui si rileva traffico lento o moderato; a salire troviamo la "H", quella alta, che contraddistingue quel genere di guardrail ad elevata capacità di contenimento in grado di assorbire l'impatto di mezzi molto pesanti come autobus o camion; infine la "A", quella molto alta, che in genere si trova installata in aree ad alto rischio, in gallerie, ponti o autostrade contraddistinte da traffico intenso e pesante. Sulle strade statali è più comune incontrare il tipo "H", che presenta delle sotto-categorie: le H2 sono le barriere in grado di assorbire l'urto di auto e pullman, le H3 possono bloccare gli autocarri e le H4 gli autoarticolati.

Per essere omologati i guardrail devono rientrare in determinati parametri, rispettando specifici standard di produzione e superando prove di laboratorio e crash test: essi devono sostenere un urto in modo anaelastico, permettendo al veicolo di restare sulla sua carreggiata ma non di

rimbalzare a tal punto da rischiare di invadere la corsia opposta. Tale sistema, efficace per auto e camion, è tuttavia molto pericoloso per i motociclisti: montanti e nastri possono produrre mutilazioni e diventare spesso letali.

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