“Sparavano in aria e frustavano i migranti”. L’accusa della Ong ai libici

L'equipaggio della Mare Jonio, nel suo primo giorno di missione, denuncia di essere stata aggredita dalla guardia costiera libica durante un intervento nel Mediterraneo centrale

“Sparavano in aria e frustavano i migranti”. L’accusa della Ong ai libici
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Questa mattina, la nave Mare Jonio ha lasciato il porto di Siracusa in direzione del Mediterraneo centrale. Si tratta della 16esima missione per l'unica nave Ong battente bandiera italiana, che solo pochi giorni fa ha sbarcato oltre 170 persone a Pozzallo. Nel pomeriggio, poi, ha denunciato di essere stata intimidita da una motovedetta della guardia costiera libica.

"Una motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica è intervenuta violentemente pochi minuti fa proprio mentre la Mare Jonio stava soccorrendo un'imbarcazione in pericolo in acque internazionali", si legge nella nota diffusa da Mediterranea Saving Humans, la Ong che che gestisce l'imbarcazione. "I miliziani libici hanno sparato colpi d'arma da fuoco in acqua e in aria, creando il panico e provocando la caduta in acqua di diverse persone", hanno proseguito dall'equipaggio della Ong. "Il team della Mare Jonio sta recuperando e proteggendo i naufraghi. Chiediamo che il governo italiano intervenga subito per fermare i comportamenti violenti, pericolosi e criminali della cosiddetta guardia costiera libica", concludono dall'equipaggio.

Per il momento non sono state fornite testimonianze video, come spesso accade, dell'aggressione della guardia costiera libica alla nave Ong italiana e non si registrano fortunatamente vittime o feriti tra i migranti che sono stati recuperati da Mare Jonio. Nelle prossime ore, alla nave verrà assegnato un porto per lo sbarco dei migranti, sulla base del decreto Piantedosi che prevede l'assegnazione dopo il primo intervento. Alla Mare Jonio è arrivata la solidarietà della Sea-Watch. "Quanto ancora l'Italia e l'Europa potranno tollerare questi comportamenti criminali?", si chiede la Ong, menzionando esplicitamente l'Italia, nonostante la nave fosse in acque internazionali sulle quali il nostro Paese, e tanto meno l'Europa, hanno alcuna autorità.

"Ci eravamo recati su un target su segnalazione di Alarm Phone, l'imbarcazione aveva il motore in avaria e mentre stavamo distribuendo i giubbotti di salvataggio, dopo informato comunicazione al Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano, è arrivata, con fare molto minaccioso e a velocità sostenuta, una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica", è il racconto di Denny Castiglione, capomissione di Mediterranea Saving Humans. "Mentre stavamo soccorrendo le persone in acqua, più di 50, la motovedetta ha iniziato a sparare prima in aria e poi addosso ai nostri gommoni di salvataggio sfiorandoli più volte", prosegue Castiglione.

"Al suo arrivo moltissime persone, in forte agitazione, si sono lanciate in acqua, mentre altre di un precedente soccorso dalla motovedetta libica venivano frustate sulla prua dell'imbarcazione e altre ancora dal terrore o si lanciavano in acqua o venivano buttate dalla Guardia costiera libica", dice ancora il capomissione.

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