Triste primato al Sud: abbattuta soltanto una casa abusiva su 10

Il Paese a due velocità: al Nord demolito il 60% degli edifici non a norma

Triste primato al Sud: abbattuta soltanto una casa abusiva su 10

Il dissesto idrogeologico rappresenta uno dei problemi atavici del nostro Paese e, periodicamente al ripetersi di ogni tragedia, torna in auge il dibattito su come risolvere una questione tanto grave quanto politicamente sottovalutata. Secondo l'ultimo rapporto Ispra, l'Italia è una delle nazioni al mondo più esposte al rischio idrogeologico con circa il 94% dei comuni interessati dal fenomeno e il 18,4% della superficie italiana a elevato rischio frana, alluvione ed erosione costiera. L'11,5% della popolazione (6,8 milioni di persone) vive in aree a rischio alluvioni con 1,5 milioni di edifici interessati mentre nelle aree a rischio frana vivono 1,3 milioni di persone (2,2% della popolazione) e si trovano 565mila edifici.
Nelle zone a rischio vivono ben 21,8 milioni di italiani e, secondo i dati di un rapporto del Cresme, il Centro Ricerche Economiche Sociali di Mercato per l'Edilizia e il Territorio, ogni anno in Italia sono costruite 20mila nuove case abusive su cui pendono più di 71mila ordinanze di demolizione a cui sommare gli abusi edilizi condonati degli anni. Ciò ha portato dal 2002 al 2019 danni agli edifici per 59 miliardi pari al 44% dei danni totali subiti in tutta Europa. In questo contesto si è inserito il condono del governo Conte 1 nel 2018 e, nonostante l'ex premier neghi l'utilizzo di questo termine, secondo il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, si è trattato a tutti gli effetti di un condono come testimoniato «nell'ultima frase del primo comma dell'articolo 25 del Decreto Genova.

Quella frase stabilisce che le pratiche di sanatoria inevase fino ad allora vengono giudicate in base al condono Craxi del 1985, rendendo possibile il condono di edifici costruiti in aree a rischio sismico e idrogeologico, sanatoria che invece era vietata coi condoni successivi di Berlusconi varati nel 1994 e nel 2003».

In concreto per Legambiente «una casa di Casamicciola realizzata abusivamente nel 2000 in una zona a rischio non poteva essere sanata col condono Berlusconi del 2003. Grazie al decreto Genova del governo Conte 1, è diventata sanabile e ricostruibile coi soldi pubblici». Dai dati del dossier «Abbatti l'abuso» di Legambiente, emerge inoltre come l'Italia sia spaccata in due nell'abbattimento degli immobili abusivi. Al Nord viene demolito in media dal 40 al 60% delle costruzioni illegali, mentre al Sud le percentuali crollano dal 10 al 20%.

Dal 2004 al 2020 è stato abbattuto solo il 32,9% degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo con il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia che superano il 60% e la Puglia (4%), la Calabria (11,2%) e la Campania (19,6%) tra le regioni meno virtuose.

Sulla tragedia di Casamicciola, Legambiente ricorda, in merito agli abbattimenti a Ischia, l'operato del magistrato Aldo De Chiara impegnato per il ripristino della legalità sull'isola e oggetto di numerose minacce.

Molto duro l'intervento del Wwf secondo cui «quella di Ischia è una tragedia annunciata che ha cause e responsabilità precise», mentre per il presidente dell'Ordine dei Geologi Arcangelo Francesco Violo «si tratta di un'area già riconosciuta ad elevato rischio idrogeologico: un rapporto dell'Ispra del 2021 spiegava che il comune aveva il 60% del territorio in aree ad alto rischio idrogeologico e il 30% della popolazione». Alla luce di questa situazione, sorge spontaneo chiedersi come poter intervenire in modo efficace nel contrasto del dissesto idrogeologico e come per risolvere il problema dell'abusivismo edilizio.



Oltre a una questione di risorse, c'è anche la necessità di rendere esecutivi migliaia di provvedimenti amministrativi mai attuati. Anche le risorse stanziate dal Pnrr per gestire il rischio alluvione e combattere il dissesto idrogeologico pari a 2,5 miliardi di euro, sono ben poca cosa rispetto alla vastità del problema.

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