Tutte le balle della sinistra sull'accoglienza dei migranti

I fact-checker di Repubblica bacchettano il governo sull'accoglienza dei migranti. Ma si sbagliano sui numeri

Tutte le balle della sinistra sull'accoglienza dei migranti

E lo chiamano fact-checking. La notizia è stata sparata il 12 novembre da un articolo di Repubblica.it che già nel titolo non ha usato mezzi termini: la “bugia” dell’Italia sui migranti. La tesi, firmata da Alessandra Ziniti, è perentoria, e si è proposta per l’appunto sulla base di una verifica dei dati di fatto che smentirebbero Giorgia Meloni.

Dunque, secondo i loro controlli, i Paesi europei che “accolgono” più migranti sarebbero Germania, Francia e persino Spagna. Tutti Paesi più generosi dell’Italia, nazione egoista e forse, per dirla con Jean-Luc Mélenchon, “barbara e governata da fascisti”.

La lettura politica dei pretesi dati statistici è semplice, e la sua faziosità non è sfuggita al web. Su questo, ci limitiamo a prendere a prestito un tweet a commento del fact-checking in esame subito messo in rete da Claudio Borghi, neosenatore della Lega, storico protagonista del côté euroscettico del suo partito: “Che bello dover governare un paese con venduti e collaborazionisti infiltrati ovunque, e con la stampa totalmente in mano a nemici della patria”. E fin qui la politica.

Ma se invece accettiamo la sfida, e parliamo solo dei dati numerici e delle statistiche ufficiali, come ha preteso di fare Repubblica, con il piglio del fact-checker che smonta le bugie mediatiche dei governanti, le cose stanno veramente così?

A ben vedere, già il sommario dell’articolo in esame comincia a rivelare l’inghippo: “Il nostro Paese primo solo per gli sbarchi, ma poi chi riesce scappa al nord”. Al nord, dove? E soprattutto in che modo? Difficile smentire la realtà del confine di Ventimiglia, dove si vede che raggiungere il nord, inteso come Francia, non è esattamente una passeggiata per chi vuole “scappare” – come ammette Repubblica – ma non ha i documenti in regola.

Ma è lo stesso prosieguo del sommario che rivela la matrice del trucco. Nel fact-checking che dovrebbe inchiodare la Meloni alle sue bugie, non si parla di migranti in fuga per ragioni economiche. Al contrario, si tratta di “richieste di asilo, rapporto tra immigrati e popolazione residente, strutture di accoglienza”. Sono questi i dati che vedrebbero l’Italia alle spalle di nazioni presumibilmente più evolute e umanitarie, quali la Francia – ormai patria d’elezione dei progressisti nostrani –, la Germania e persino la Spagna socialista. Quest’ultima tanto socialista che è da sempre nota per la ruvidezza con cui preserva i propri sottili confini con il nordafrica (ma forse si tratta solo di percezioni superficiali).

Repubblica deve ammettere che la classifica sui flussi migratori, alla quale ha fatto riferimento il presidente del consiglio nella sua ultima conferenza stampa, l’Italia è decisamente prima, con i novantamila ingressi di quest’anno. Per l'esattezza, alla data dell'11 novembre, 90.297 sbarcati dall’inizio del 2022, a fronte dei 26.341 della Spagna, dei 7.684 della Grecia e dei 13.474 della piccola Cipro.

Tuttavia, e sarebbe questo che inchioderebbe la Meloni alle sue bugie, secondo l’Eurostat l’Italia è solamente quarta tra le richieste d’asilo. Nel 2021 nel nostro Paese ci sarebbero state “solo” 45.200 domande, meno della metà della Francia che ne ha ricevute 103.800, e in Europa è seconda solo alla Germania con 148.000. Anche la Spagna, con 65.295 domande, secondo l’implacabile Repubblica.it, “accoglie” più dell'Italia. E se andiamo a guardare il rapporto tra le richieste e la popolazione residente, l’Italia scivola addirittura al quindicesimo posto in Europa, con un richiedente asilo ogni 1.308 abitanti, mentre la Germania ne conta uno ogni 561 abitanti, la Francia uno ogni 652.

Secondo Repubblica.it tanto basterebbe per concludere che quella dell’Italia “invasa dai migranti” è una bugia, e quindi, va da sé – anzi ça va sans dire, per usare la lingua d’elezione dei progressisti – che le indignate proteste del ministro dell’interno francese e di tutta l’illuminata élite continentale hanno ragione da vendere.

Dovrebbero vergognarsi, quindi, non solo i neofascisti del governo Meloni, ma anche quel popolo ignorante che ha votato per loro. Quelli che, invece di abbeverarsi ai fact-checking di Repubblica, si fanno ingannare dalle stupide percezioni di migranti che si vedono in ogni dove, anche negli angoli più sperduti del Bel Paese, a mendicare davanti ai bar e ai supermercati.

Colpa dell’ignoranza di chi non legge i giornaloni, dunque, o c’è dell’altro? In realtà. basterebbe guardare al concetto di “richieste di asilo” per capire dove sta il trucco. Infatti, chiedere asilo non vuol dire imbarcarsi per mare in attesa di una Ong che aiuti a completare la pericolosissima traversata. Vuol dire affidarsi al sistema di protezione internazionale, che registra il richiedente come profugo e valuta la fondatezza della sua domanda. Che potrebbe anche essere respinta. E spesso lo è.

Infatti, è vero che nei dieci anni tra il 2012 e il 2021, i migranti che hanno fatto per la prima volta una richiesta di asilo in Germania sono stati quasi 2,3 milioni, il dato più alto di tutta l’Ue. Al secondo posto c’è la Francia, con oltre 863 mila richiedenti, mentre l’Italia – che Repubblica vorrebbe relegare tra i Paesi egoisti o nella migliore ipotesi a un semplice territorio “di transito” – si piazza al terzo posto, con circa 592 mila richiedenti.

Ma per l’appunto, richiedere non vuol dire accogliere. Non si sta parlando di tutti i migranti, regolari o irregolari. Tant’è che, per esempio, si stima che in Italia ci siano oltre 500 mila immigrati presenti irregolarmente sul territorio nazionale, e secondo alcuni ormai sarebbero circa un milione. Su questo punto non è possibile fare un confronto a livello europeo, visto che mancano statistiche ufficiali. Ma al riguardo la sensazione non è certo sfavorevole alle ragioni dell’Italia, vista la mole di ingressi clandestini che negli ultimi anni ci sta aggredendo, in partenza dalla Tunisia e dai terminali della disperazione libici.

Se guardiamo ai dati Eurostat per il 2020, l’Unione europea nel suo complesso ha effettivamente concesso asilo a 281mila persone, il 5% in meno rispetto all'anno precedente. La Germania è il Paese che ha accordato più protezione ai richiedenti, dando esito positivo a 98mila richieste, pari al 35% delle domande complessivamente accolte in Ue. A seguire la Spagna (51,200 o 18%), Grecia (35,800 o 13%) e Francia (29,400 o 10%).

A dire il vero, nella classifica delle domande accolte, l’Italia non sfigura così tanto tra i Paesi dell’Ue, visto che ha dato asilo a 21,300 persone, pari all'8% a livello europeo delle complessive richieste di protezione con esito positivo. Specie se si considera che i cinque Stati membri appena citati rappresentano insieme oltre l'80% di tutte le domande di protezione concesse nel 2020. Poi, se si va a guardare il rapporto con la popolazione residente, la sproporzione che secondo le cifre sparate da Repubblica.it vedrebbe l’Italia solo quindicesima si riduce ulteriormente.

Piuttosto, però, andrebbe considerato che la questione delle “domande di asilo”, rispetto al problema che oggi tanto agita i sonni progressisti, cioè quello della disumanità melonian-salviniana verso dei migranti sulle rotte mediterranee, c’entra abbastanza poco. Non diciamo come i cavoli a merenda (i francesi e i lettori di Repubblica direbbero “avec le prix du thé à Shanghai”), ma quasi. Perché la questione della protezione internazionale riguarda per lo più flussi migratori che passano per ben altre rotte, e inoltre dipendono da diverse problematiche geopolitiche. Soprattutto, i richiedenti asilo non utilizzano sempre i barconi che salpano dalla Libia, dietro lauti compensi per gli scafisti.

Questi ultimi sono in gran parte affollati di disperati provenienti dall’Africa subsahariana e persino da Paesi come il Pakistan o il Bangladesh. Ma se andiamo a guardare il complesso delle domande di protezione internazionale, sempre secondo i dati ufficiali Eurostat, ancora nel 2020 è la Siria è il principale Paese di provenienza di chi ha ottenuto asilo in Ue. I siriani, infatti, costituiscono il 27% del totale dei migranti a cui è stata accordata protezione dagli Stati Ue. In particolare, dalla Germania che ha accolto il 60% delle loro richieste. Ma tra i gruppi più numerosi figurano anche venezuelani (17%) ed afghani (15%).

Soprattutto, andrebbe detto che si tratta pur sempre di domande di asilo che possono solo fondarsi su ragioni umanitarie o politiche. Tanto che, di tutte le richieste accolte, il 45% si è tradotto nel riconoscimento dello status di rifugiato, il 29% ha ricevuto lo status di protezione umanitaria e il 26% quella di protezione sussidiaria. Nel complesso, il 41% delle decisioni in primo grado in materia di asilo in Ue ha avuto esito positivo (e già questo denuncia la confusione volutamente fatta da Repubblica.it tra domande presentate e domande accolte). E a parte questo, andrebbe detto che, rispetto alla scottante questione dei migranti economici e della rotta del mediterraneo centrale, che nei fatti vede l’Italia come Paese più esposto, comunque si tratta di tutt’un altro paio di maniche (une tout autre histoire, per chi legge Repubblica).

Insomma, sembra che il fact-checking comparso sul quotidiano on-line del gruppo Gedi, in realtà, più che coi fatti abbia a che fare con la propaganda. Soprattutto, con quel magico mondo di narrazioni ireniche che con il fact-checking e il debunking che dovrebbe piacere tanto alla stampa progressista – che ognor ci insegna a diffidare delle notizie che girano per il web senza la loro opportuna intermediazione – ha davvero poco a che vedere. Tant’è che, c’è da scommetterci, per questo articolo tendenzioso sparato da Repubblica.it non si scomoderà nessuno dei fact-checkers istituzionali, né alcuno degli sbufalatori assortiti del loro giro.

id="docs-internal-guid-a3137c07-7fff-d9f2-3196-5b112ecf2281">Probabilmente, anche stavolta, lorsignori che sono tanto attenti a purificare la rete dalle false notizie gireranno la testa dall’altra parte. In un modo talmente elegante da fare invidia all’Unione europea.

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