Cè limprenditore che finanzia la cosca, con mutui e iniezioni di denaro fresco. Cè il direttore di un lussuoso albergo - il Grand Hotel Brun, quello che un tempo accoglieva le sessioni di calciomercato - che ospita gli uomini vicini al clan e li avverte quando cè puzza di «sbirri». Ci sono tre finanzieri a libro paga dei malavitosi, corrotti per evitare i controlli sulle attività del gioco dazzardo messe in piedi dal gruppo criminale e - va specificato - finiti in manette anche grazie al contributo dato alle indagini dalle stesse fiamme gialle di Milano.
È sempre pià vasta, la «zona grigia». È un nuovo capitolo dellinchiesta condotto dalle procure di Milano e Reggio Calabria, quarto capitolo dellinchiesta che da mesi sta colpendo pezzo per pezzo la famiglia ndranghetista dei Lampada, e i suoi fiancheggiatori. Cinque, gli arresti eseguiti ieri dalla Squadra mobile su ordine del gip Giuseppe Gennari. E, sullo sfondo, ci sono pure pezzi dello Stato, con «preoccupanti fughe di notizie - scrive il giudice nellordinanza di custodia cautelare - riferibili ad ambienti dei servizi». Tanto che, in alcune intercettazioni e in un verbale di interrogatorio, spunta anche «Nic». Secondo gli inquirenti sarebbe addirittura Nicolò Pollari, ex numero uno del Sismi.
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