Negozi, liberalizzazioni spaventano gli esercenti "240mila posti in meno"

Confcommercio e Confesercenti contro il provvedimento che permetterà di tenere i negozi aperti più a lungo: "Regalo alla grande distribuzione"

Negozi, liberalizzazioni spaventano gli esercenti "240mila posti in meno"

La flessibilità sugli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali, arrivata con le liberalizzazioni decise dal Governo, sulla cui applicazione si è espressa di recente anche l'Antitrust, preoccupa Confesercenti e Confcommercio, che non esitano a criticare il provvedimento.

Per effetto delle liberalizzazioni e della crisi, lancia l'allarme Mauro Bossoni, vice direttore generale di Confesercenti, in tre anni "chiuderanno 80.000 esercizi commerciali e si perderanno 240.000 posti di lavoro", a causa di un provvedimento "fuori dal mondo", che "favorisce solo la Grande distribuzione, senza dare benefici ai cittadini". "Sbaglia chi pensa che con la possibilità di tenere aperti sempre gli esercizi si recuperano punti di Pil", continua Bussoni, convinto che "non ci sarà un aumento dei consumi, perchè da almeno 4-5 anni sono in decrescita e non ci sono segnali di ripresa, ma non ci sarà neanche un aumento degli esercizi. Anzi, molti chiuderanno".

Confesercenti non critica solo il provvedimento come tentativo di stimolare una ripresa dei consumi, ma si scaglia anche contro chi ritiene l'iniziativa pensata "per garantire la concorrenza". "Ora la grande distribuzione detiene quote di mercato superiori al 70%", spiega sempre Bussoni, "e l’effetto delle liberalizzazioni farà spostare gli acquisti alla domenica, dove tradizionalmente si concentrano le spese nella Gdo". Secondo Confesercenti quindi non solo la liberalizzazione non porterà benefici per nessuno, ma anzi finirà per favorire una tipologia di distribuzione sull'altra, creando dei forti squilibri. 

Di fronte all'imminente messa a regime del nuovo sistema, al quale gli enti locali si dovrebbero adeguare in tempi brevi, Confesercenti chiedi alle Regioni di dichiare illegittimo il provvedimento, una proposta già accolta da Toscana, Lazio, Veneto e Piemonte e sottolinea anche "un problema di compatibilità sociale. Se dobbiamo stare aperti sempre allora devono anche funzionare asili, scuole, sicurezza e trasporti".

Sulla scia delle dichiarazioni di Confesercenti anche Confcommercio. Secondo l'organismo delle imprese, l'assioma secondo cui ampliando l'orario d'apertura si venderebbe di più non sarebbe vero, visto che il volume delle vendite dipende innanzitutto dal potere d'acquisto, "in questo momento bassissimo". Il presidente di Confcommercio Roma, Roberto Polidori, interviene nel dibattito e sostanzialmente ribadisce quanto già detto. "Il diritto di legiferare su sanità e commercio spetta alle Regioni. Non si capisce perchè lo Stato si sia riappropriato di questo diritto per fare un atto che è assolutamente insignificante. Siamo profondamente contrari. Si tratta solo si un regalo alla grande distribuzione" e sottolinea: "Di tutto si sentiva la necessità meno che di queste decisioni".

Polidori ammette la scarsità di esercizi aperti anche di notte, soprattutto nelle grandi città, ma sottlinea che proprio i negozi aperti di notte sono quelli che vengono rapinati più di frequente, come quelli di Termini e piazzale

Clodio a Roma e richiama quindi, soprattutto in una Capitale negli ultimi tempi sempre più a rischio sicurezza, a riflettere anche sul problema sicurezza e non solo sull'opportunità del provvedimento sulle liberalizzazioni.

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