da Milano«Vieni in garage, ti faccio vedere il mio gioiello». Stefano Alberti non lucida una moto, sotto un telo custodisce un trattore blu fiammante del 1963: «Era dei bisnonni, l'ho rimesso a nuovo, con qualche modifica - sorride -. Ora va che è una meraviglia». La «variante» più importante Stefano se l'è inventata sulla macchina aprisolco per trapiantare le piantine di insalata, «non a radice nuda, come si faceva una volta, ma con il cubetto di torba che conserva le sostanze nutritive». Stefano a 24 anni fa l'agricoltore a Milano. Nella capitale dell'economia virtuale, lui ha scelto di mettere le mani nel terreno («ho seguito il sangue che ho dentro»). A 500 piantine per volta, parte alle 4 del mattino dalla sua casa-laboratorio di Muggiano, dove le fa nascere, le porta nei tre ettari di campi tra Rho e Lainate, ereditati con gli antichi attrezzi da lavoro. A pochi chilometri dal sito di Expo, dove si discuteva di come «nutrire il pianeta», Stefano realizza ciò che abbiamo visto scorrere sui megaschermi dei padiglioni. «Sto sperimentando l'abbinamento di fiori e piante, ad esempio nasturzio e tagete, in simbiosi con gli ortaggi così che gli uni proteggano gli altri da parassiti e infestanti. Non uso prodotti chimici, vado per mesi alla ricerca del letame giusto, e l'acqua è solo quella pura di fontanile». Stefano studia Agrotecnologie per l'ambiente e il territorio all'università statale di Milano. Dopo due anni di esperimenti, segreti rubati ai vecchi contadini («quei pochi rimasti nessuno li ascolta più») e investendo un gruzzoletto messo da parte («i risparmi e le mancette dei compleanni») ha aperto la partita Iva a maggio scorso. «È un'azienda orticola, eccezione in una regione dove si fa coltivazione intensiva di cereali. Da me trovi solo prodotti tipici e stagionali, come cicoria milanese o pan di zucchero, verza, sculciunèra (la radice di scorzonera, ndr)». Orticola Celeste è entrata nel circuito di Campagna Amica Coldiretti. «A novembre ho fatto i primi mercati. La soddisfazione che ti dà la signora che torna e dice la tua scarola è saporita, non come quella del supermercato, ti ripaga delle fatiche». Stefano fa tutto da solo («mi danno una mano i miei, ma presto vorrei potere assumere qualcuno»), conosce bene il rischio d'impresa. «Le variabili sono tantissime. A cominciare dal meteo: quest'inverno ha piovuto pochissimo, un guaio. I nemici nel nostro mestiere sono diversi. Quelli che temo di più non sono gli animali a quattro zampe, ma quelli... con due gambe. Perché dobbiamo lottare con l'inciviltà degli uomini, quando di notte vengono a rubarti il raccolto, oppure se inquinano canali e terreni, la sostanza non cambia. Vorrei andare nelle scuole, a spiegare quanto è importante prendersi cura del territorio. Alla fine tutto ti ritorna nel piatto». Stefano passa il (raro) tempo libero a ripulire le campagne dai rifiuti, con altri volontari.
«Gli amici mi chiamano l'asociale: quando tornano dalla discoteca io sono qui a zappare già da due ore... perciò non esco tantissimo. Per fortuna c'è la mia ragazza, studia psicologia, per stare con me viene ad aiutarmi nei campi. E pensare che, quasi quasi, sono più geloso delle mie insalate che di lei... !». GSu- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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