Nell’agenda persa in tribunale tutta la Treviso a luci rosse

Marino Smiderle

da Treviso

Il giovedì grasso a Treviso quest’anno cade di dicembre. Primo giovedì di dicembre, per la precisione, quando al quinto piano del tribunale avvocati, giudici e commercialisti si accapigliano su velenosi casi di fallimento, purtroppo in crescita anche nel ricco Nord-Est. È in questa confusione economico-legale, in questo clima di contrasto tra creditori, curatori e debitori sull’orlo del fallimento, che capita l’«incidente» carnascialesco. Sì, perché un’avvenente e giovane avvocatessa (stop ai riferimenti per evitare qualsiasi possibilità di imbarazzante riconoscimento) commette la sbadataggine di dimenticare la sua preziosa e personalissima agendina. Più che un’agendina, un diario, più che un diario, una minuziosa ricostruzione degli incontri intimi che la focosa donna di legge ha intrattenuto con colleghi avvocati, con commercialisti e con altri professionisti della Marca (intesa come territorio trevigiano). Tutti indicati con nome e cognome.
E la privacy? Più che alla privacy della protagonista, sarebbe meglio pensare a quella dei fortunati fruitori delle di lei grazie, messi a nudo, è proprio il caso di dirlo, in quanto ad abilità amatorie. Una vera pagella, dettagliatissima, relativa all’incontro, all’amante, con tanto di data, ora e luogo della prestazione. E al termine della minuziosa descrizione, compilata con la stessa cura riservata alle arringhe pronunciate per difendere i clienti, arriva il verdetto: «Questo non vale niente». Oppure: «Meglio dimenticarselo». O ancora: «Riproviamolo, bisogna capire bene». Ma non è sempre stata così sfortunata, e in qualche incontro è riuscita a trovare qualcuno capace di tenerle testa: «Questo è bravo», o, addirittura, «Questo è molto bravo».
Perdere un documento del genere in un’aula di tribunale equivale a pubblicare un’inserzione sul giornale. Se poi siamo a Treviso, dove le incursioni malandrine a sfondo sessuale alimentano da decenni i luoghi comuni del perbenismo perverso dipinto da film e romanzi più o meno pecorecci, non è stata una sorpresa per nessuno, cioè né per l’avvocatessa, né per la formazione di «stalloni» testati e giudicati, quella di vedere spiattellati sulla Tribuna di Treviso e su Il Gazzettino i dettagli di queste avventure bollenti.
È capitato, infatti, che il primo scopritore del volumetto d’arte erotica, dopo aver tentato di risalire al proprietario, sia rimasto favorevolmente impressionato dal contenuto. E, una volta individuata la titolare, abbia ritenuto preferibile consegnare l’opera alla cancelleria, senza riuscire a trattenere un ghigno di soddisfazione davanti all’addetto del tribunale. Non c’è voluto molto, al cancelliere, per risalire alla legittima proprietaria. Pare che all’interno dell’agendina ci fosse una ricetta medica con tutti gli estremi necessari per dedurre con precisione l’avente diritto. Non lo ammetteranno mai, ma è facile immaginare che quell’agenda abbia fatto il giro dei dipendenti del settore, solerti nel verbalizzare mentalmente il contenuto, non sia mai che potesse diventare di una qualche utilità per i frequentatori del tribunale.

Poi, con efficienza nordestina, è stata avviata la pratica burocratica di restituzione. Non è dato sapere se la distratta avvocatessa abbia provveduto a lasciare un’adeguata ricompensa per chi le ha fatto riavere quell’indispensabile vademecum.

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