Il nemico dei graffitari si vendica a colpi di spray

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Gioia Locati

da Milano

Coraggioso e indignato. A vederlo non diresti mai. Che un uomo così, 54 anni, in completo blu, con l’aria del professore timido potesse macchinare un’azione del genere.
Ci pensava su da mesi, forse da anni. Ieri si è presentato al vernissage del graffitaro «Bros», in un’enoteca di via Accademia, ha estratto la bomboletta spray e davanti agli occhi esterrefatti di tutti «ha liberato la sua creatività». «www maialart.com» ha scritto a caratteri cubitali sporcando uno dei quadri appesi. Ha affrontato gli spintoni del titolare del locale e quelli dell’artista. È stato «sequestrato» nel bar fino all’arrivo dei carabinieri. E nel frattempo «interrogato» da un vigile in borghese anche lui presente all’inaugurazione. «Non ci posso credere - ha urlato l’artista, Daniele, 24 anni -, chiamate i carabinieri, il 118, fate presto. E non fatelo uscire».
Lui, l’autore del gesto che chiede di restare anonimo, apparentemente non ha perso la calma. «Aspetto la polizia, risponderò del mio gesto». In realtà era tesissimo. Perché l’ha fatto? «Trovo angosciosa questa cultura dell’illegalità, questo lasciar passare tutto», dice. E si riferisce ai graffiti, che imbrattano la città, le scuole, i palazzi, i ponti delle autostrade. «La cultura dominante legittima i graffitari e i ragazzini si sentono in un certo senso autorizzati a imbrattare i muri». Ma lei ce l’ha con Bros per qualche motivo? «Assolutamente no. La mia non è una vendetta, solo un gesto dimostrativo. Non sopporto questa assuefazione all’illegalità e alla violenza. E chi usa i muri di tutti per “esprimere la propria creatività” fa una prepotenza. Ho voluto lasciare un segno per dire che non accetto questo, e che molti non l’accettano».
Matto? Di sicuro non è uno che cerca di farsi pubblicità. Laureato in filosofia, libero professionista, «lavoro nel campo dell’informatica ma forse mi è rimasta la voglia di insegnare». È sposato e ha 3 figlie, dai 17 ai 27 anni. Cosa dice sua moglie? «In genere viene con me a pulire i muri». Come? «Ha presente l’Università Statale? Insieme abbiamo rinfrescato i lati rovinati dallo spray, sapesse quanta gente ci ha ringraziato». Mica qualche segno tanto per dire, un lavoro sopraffino con la vernice giusta, 50 euro tutti i barattoli. Non solo. Hanno rinfrescato anche tanti altri palazzi della città. «Sa cosa mi indigna? Che passo io per un marziano. Sono andato dal preside della scuola di mia figlia a chiedergli ragione dello scempio sui muri dell’istituto. Mi ha messo in contatto col provveditore. Loro fanno gli gnorri e intanto il responsabile non si trova». Si sente un po’in colpa per il gesto al vernissage? «Affatto, io difendo le proprietà pubbliche. Ripeto non è una questione personale, nessuno ha pasticciato le pareti di casa mia. Sono un liberale autentico, contrario alle prepotenze dello Stato come a quelle privati. Semmai sono i graffitari che scarabocchiano i muri, trattandoli come quadri loro, che hanno una visione privatistica delle cose pubbliche».
Ma lei odia qualcuno? «“Se non c’è Dio puoi fare quello che vuoi” diceva Dostoewskij, io credo in Dio e credo che i nostri giovani abbiano bisogno di modelli educativi.

Ma per favore scriva anche che io non mi sento un modello».
Per la cronaca: le porte dell’enoteca si sono spalancate con l’arrivo dei carabinieri. «I militari mi hanno accompagnato alla macchina e hanno preso le mie generalità». Per le querele si vedrà.

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