Del Neri in cima: «Dobbiamo viverla come francescani»

«Ci siamo scelti, la Sampdoria e io, questione di pelle, sensazioni, intenti comuni. Capita qualche volta nella vita. Ma non è vero che sono andato via da Bergamo per chissà quali contrasti. Io ho una grande fortuna, quella di firmare contratti annuali e di avere quindi la libertà di decidere cosa fare a fine stagione».
Sia sincero, Luigi Delneri, si aspettava di essere in testa al campionato?
«Ci siamo posti due obbiettivi a inizio stagione, lanciare i giovani che sono buoni, anzi buonissimi, e fare del bel gioco. Ci stiamo riuscendo nonostante un calendario durissimo. La classifica viene da sé. Con questi stessi punti, l’Inter era sola in testa un anno fa».
E adesso, cambiano le prospettive?
«Non si sa. Ci piacerebbe fare qualcosa d’importante, lasciare una traccia insomma. Ma dobbiamo vivere come francescani: essere umili e lavorare duro.Non ricordo un campionato così difficile da inquadrare, basta vedere cos’è successo domenica scorsa a Palermo».
Si è sempre parlato di una corsa a due fra Inter e Juventus, vale sempre questo pronostico?
«Punterei qualcosa anche sulla Fiorentina: è una squadra tosta, quadrata che sviluppa un bel gioco. Bravo Prandelli».
Lo direbbe anche a Mourinho dopo lo scontro di Marassi?
«È stato maleducato nei miei confronti, ha avuto davvero un’uscita di cattivo gusto. Mi auguro che abbia detto quelle parole assurde solo perché non aveva assorbito la sconfitta, per la stizza del momento. Altrimenti non saprei cosa pensare. Magari credeva di fare una passeggiata, e allora…».
Se giocasse sempre contro l’Inter, vincerebbe lo scudetto…
«Lasci stare. È bello però mettere così in difficoltà una grande».
Lippi ha detto che s’è stancato di ricevere domande su Cassano…
«Rispetto le sue idee, ci mancherebbe. Ma non può chiudere gli occhi. Alla lunga si ricrederà su Antonio e, se permette, anche su Pazzini. Di questa mancata convocazione ci perde in immagine anche la Sampdoria».
Cosa vuol dire con quest’ultima frase?
«Che s’è parlato tantissimo dell’Udinese, giusto per fare un esempio, grazie alle convocazioni di Pepe e Di Natale».
Lei e Cassano non vi eravate trovati troppo bene a Roma. È cambiato il ragazzo di Bari?
«Capitammo tutti quanti in un momento di totale confusione del club. Sarebbe ingeneroso dire che aveva sbagliato solo lui. Oggi è un uomo forte, solido, generoso. Che poi sia un campione, lo sanno tutti».
Cosa gli raccomanda prima di scendere in campo?
«Di giocare come sa. Si figuri se Delneri mette in gabbia la fantasia».
Con Poli è nata una stella?
«È un centrocampista completo. Il buon giocatore non ha età. E noi allenatori, invece di farli ammuffire fra panchina e tribuna, dobbiamo avere il coraggio di lanciare i giovani. All’estero lo fanno anche gli squadroni. Lui non è l’unico nella Sampdoria».
E le altre promesse, chi sono?
«Innanzi tutto Soriano, un centrocampista.

Lui, Poli, Tissone che ha solo 23 anni e Palombo formano un quartetto straordinario. Punto molto anche sul portiere Fiorillo e sull’attaccante Mustacchio che l’altro giorno ha segnato una doppietta nell’Under 20. E adesso mi lasci andare per un paio di giorni in vacanza dalle mie parti…».

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