Nero su bianco le telefonate tra Consorte e la sinistra

Il gip: dialoghi tra l’ex ad di Unipol e Fassino, D’Alema, il ds Latorre e altri politici saranno trascritti da un perito. Sbobinati anche i colloqui di Ricucci & C

Milano - Si comincia con un frammento di comicità involontaria: «Scusi - chiede il gip Clementina Forleo - lei è iscritta all’albo dei periti?». «No», risponde perplessa la signora, incaricata di trascrivere poco meno di centocinquanta delicatissime telefonate di parlamentari agli atti delle indagini Antonveneta e Bnl. Il giudice sospende il giuramento, poi scopre che l’albo in questione non esiste. L’operazione può cominciare.
Le bobine più interessanti dovrebbero riguardare le conversazioni intercorse fra Giovanni Consorte, ex presidente di Unipol, e il segretario dei Ds Piero Fassino, fra Consorte e l’attuale ministro degli Esteri Massimo D’Alema e ancora fra Consorte e il senatore diessino Nicola Latorre. Curiosamente, dopo la fuga di notizie e lo scoop del Giornale che all’inizio del 2006 aveva pubblicato stralci imbarazzanti dei dialoghi fra Consorte e Fassino, la Procura di Milano ha letteralmente messo in cassaforte i preziosissimi nastri, mai trascritti proprio per evitare spifferi sui giornali. Nelle scorse settimane, col filone principale dell’inchiesta ormai chiuso, gli avvocati di tutti i numerosissimi indagati hanno dovuto sobbarcarsi un inedito pellegrinaggio in una saletta riservata del palazzo di giustizia per ascoltare questo o quel brano. All’ingresso del locale, un agente di polizia giudiziaria chiedeva un documento d’identità, quindi redigeva un verbale della bobina sentita dal penalista di turno. Risultato: le telefonate sono ancora un mistero. Insomma, la Procura colabrodo ha improvvisamente scoperto di saper custodire i segreti meglio di un confessore.
Ora, finalmente, il perito ascolterà le chiacchierate dei parlamentari e le metterà su carta. Trentasette intercettazioni hanno come protagonista il senatore di Forza Italia Luigi Grillo, di volta in volta registrato mentre parlava con l’ex amministratore delegato della Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani, con l’ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio e con la moglie dell’ex governatore. Ma Grillo ha già fatto sapere che per lui si può pubblicare tutto e subito. Tacciono invece i leader dei Ds.
Un terzo gruppo di chiamate è collegato al nome dell’immobiliarista Stefano Ricucci: all’altro capo dell’apparecchio ci sono di volta in volta i parlamentari di Forza Italia Romano Comincioli e Salvatore Cicu. In tutto dunque meno di centocinquanta conversazioni, sulle migliaia e migliaia ascoltate dai finanzieri. Tutte le altre telefonate riguardanti i politici verranno distrutte, come stabilito nelle scorse settimane dalla Forleo. Queste, invece, fra 60 giorni, completata la trascrizione, verranno pesate dalla Forleo e, se rilevanti, inviate al Parlamento che dovrà decidere sulla loro utilizzabilità. All’apertura dell’udienza, la difesa di Grillo aveva chiesto di spedire alle Camere le bobine integrali e di trascriverle, eventualmente, dopo l’autorizzazione da parte delle assemblee elettive. La Forleo ha detto di no: «Se io giudice non so cosa si sono detti, come faccio a decidere se sono rilevanti o meno?». Ecco dunque la distinzione: la Forleo valuterà la rilevanza, Roma l’utilizzabilità.

Intanto, esce rafforzata dal vaglio della Cassazione l’accusa di riciclaggio contro Consorte e il suo vice Ivano Sacchetti formulata dalla Forleo nel filone Antonveneta. Per la Suprema corte, che ha confermato il sequestro di 43 milioni di euro appartenenti ai due indagati, ci sono elementi probatori «ben al di là del semplice indizio».

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