«Nessun vertice sugli esuberi Fiat»

I timori dei sindacati: mille lettere di messa in mobilità potrebbero partire già la settimana prossima

da Milano

Nessuna convocazione in vista per gli esuberi annunciati da Fiat. Ad annunciarlo è il ministro del Welfare Roberto Maroni che risponde così alle ultime mosse dei sindacati: «La loro richiesta di portare il confronto a Palazzo Chigi, saltando il ministro del Welfare, mi sembra puerile. Ho spiegato al Consiglio dei ministri che non c'è alcuno spazio per adottare decisioni ad hoc per la Fiat. Il sindacato cerca di dividere il governo, ma senza possibilità di riuscirci».
Parole nette, dopo le quali sembra complicarsi il futuro di un migliaio di lavoratori Fiat, la maggior parte impiegati. Per loro la prospettiva di un licenziamento appare più vicina. In assenza di risposte dal governo il Lingotto aveva minacciato l'avvio della procedura di mobilità. E i sindacati temono addirittura che le lettere possano partire già la prossima settimana.
Maroni, a dir la verità, non chiude del tutto la porta a possibili trattative. «Potrei intervenire solo per favorire la chiusura di un accordo tra Fiat e sindacati, ma dovranno essere entrambe le parti a chiederlo», dice il ministro. Certo, ribadisce, non ci sarà alcuna deroga alla legge di riforma delle pensioni che consenta alla Fiat la mobilità lunga di sette anni. «Sarebbe un provvedimento ingiusto, un'offesa agli stessi lavoratori della Fiat, ma soprattutto a quelli delle altre imprese che non hanno goduto di questi vantaggi».
Per il titolare del Welfare qualche soluzione per i lavoratori della Fiat si può ipotizzare: «Il governo è disponibile a finanziare iniziative che prevedano il reimpiego, per esempio attività di formazione, la Borsa lavoro». La realtà, però, aggiunge il ministro, «è che non ci sono pervenute altre richieste di intervento legislativo. Quindi non vedo su cosa il governo potrebbe intervenire». E ai sindacati che l'accusano di stare utilizzando la vicenda Fiat con fini elettorali, Maroni replica: «è la solita banalità, io dico queste cose da cinque anni. Mi fa solo sorridere».
Prevedibilmente dure le reazioni sindacali: «Deve essere chiara la nostra totale opposizione a ipotesi di mobilità e di licenziamenti. Il rischio c'è ma auspico che la Fiat non faccia questo passo», avverte il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini. Secondo Rinaldini «sarebbe necessario e opportuno che la presidenza del Consiglio convochi le parti sociali». Dirette contro Maroni le dichiarazioni del segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo: «È curioso che il ministro non voglia convocare le parti: nell'incontro del 15 dicembre, aveva assicurato che lo avrebbe fatto».

Più possibilista Giorgio Caprioli, segretario generale della Fim: «se non è percorribile la strada della mobilità lunga, bisogna cercare soluzioni diverse che permettano ai lavoratori di non rimanere in mezzo alla strada».

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