«Nessuna pista spagnola per Rcs»

Il direttore di «El Mundo», controllato dalla casa editrice italiana: «Sono tranquillissimo, escludo che gruppi iberici siano coinvolti»

Angelo Allegri

da Milano

«No, non credo proprio: in questa vicenda non vedo una chiave di interpretazione spagnola». Pedro J. Ramirez, fondatore e direttore di El Mundo, secondo quotidiano del Paese iberico, è in macchina, al ritorno dalle vacanze. Il suo giornale è controllato da Rcs e secondo le voci alimentate dalle recenti intercettazioni è nel mirino dei gruppi finanziari stranieri pronti ad allearsi con Stefano Ricucci e Aldo Livolsi nella scalata al gruppo editoriale di Via Solferino.
Signor Ramirez, è tranquillo?
«Tranquillissimo».
Eppure la presenza del genero di José Maria Aznar, Alejandro Agag, a fianco dei possibili scalatori di Rcs sembra giustificare qualche pista che porta a Madrid.
«L’attivismo di Agag si può spiegare più facilmente con i suoi rapporti con alcuni tra gli italiani coinvolti nell’operazione. Posso supporre anche l’eventuale presenza di gruppi finanziari internazionali, o di qualche fondo di investimento in cerca di qualche buon affare. Agag ha buoni rapporti con il mondo del business. Ma non spagnoli».
Come mai tanta sicurezza?
«Semplice. In Spagna è nota la stabilità della relazione tra l’équipe professionale che guida El Mundo e Rcs. Nessuno penserebbe di fare un’operazione che andrebbe contro la stessa storia del giornale. Lo abbiamo anche scritto in un editoriale, non più tardi di un paio di giorni fa».
Le cose però possono cambiare.
«Non bisogna dimenticare che c’è anche un patto che regola i rapporti tra azionista di maggioranza e i tre fondatori del giornale. È stato siglato circa un anno e mezzo fa e ha validità fino al primo gennaio 2011. Garantisce in maniera ampia e dettagliata una serie di punti fermi, come la continuità della linea editoriale, l’autonomia e l’indipendenza del giornale. Chiunque comandi dovrà rispettarlo».
In Italia si è anche parlato di suoi cattivi rapporti con José Maria Aznar. C’è chi la accusa di avergli fatto perdere le elezioni. Attraverso Agag ambienti vicini all’ex premier potrebbero cercare di «ammorbidire» la linea del giornale.
«Tenga presente che Aznar è un politico e che come ogni politico che si rispetti vorrebbe che tutti gli dicessero sempre di sì. Noi siamo un giornale indipendente: gli abbiamo dato molte volte ragione e qualche volta torto. Lo stesso facciamo con il governo di José Luis Rodriguez Zapatero. Per questo c’è qualcuno che può pensare che non siamo abbastanza anti socialisti. In ogni modo Aznar oggi non è nemmeno più un politico. O meglio è un politico delle idee: ha una Fondazione che si occupa di dibattito culturale ma non di politica attiva. E tra l’altro sul piano personale abbiamo ottimi rapporti».
Ma lei della possibile scalata alla Rizzoli che giudizio dà?
«Mi è difficile esprimermi. Non conosco i protagonisti. O almeno non tutti. Posso parlare dei rappresentanti del patto di sindacato e del management di Rcs: prima Cesare Romiti e oggi Piergaetano Marchetti e Vittorio Colao. In tutti i casi ho avuto e ho rapporti che considero davvero gratificanti.

Sono tutte persone che sentono la responsabilità di fare un giornalismo di qualità. Però non conosco le controparti, non conosco, per esempio Stefano Ricucci. Da anni ho un ottimo rapporto personale con Luca Cordero di Montezemolo. Ma non mi sento di dare un giudizio più approfondito.

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