«Lei non è un detective molto noto. Anzi, direi che non lo è per nulla. Ma siccome ha commesso una volta l'imprudenza di far distribuire dei volantini con sopra il suo ritratto, e siccome nel mondo del cinema siamo tutti fisionomisti, non volevo correre il rischio che lei fosse riconosciuto». Così l'attore Julien Favereau spiega all'investigatore Nestor Burma perché lo ha costretto ad affidarsi alle mani competenti del suo truccatore russo per poter apparire come comparsa sul set. Solo così camuffato potrà scortarlo e difenderlo da chi lo minaccia e gli ha mandato avvisi di morte. Peccato che Burma si troverà davanti al cadavere del proprio cliente, pronto a intascare la sua paga direttamente dal suo portafoglio, ma anche costretto a dare un volto all'assassino e a indagare sul suo passato. Favereau è un uomo ai cui piedi sono cadute molte donne ma che proprio per questo spesso ne ha illuse tante e soprattutto ha attirato a sé l'odio di parenti e amanti. In tanti lo volevano morto e questo renderà complicata l'indagine di Burma.
È un mondo variegato, quello in cui il protagonista della storia scritta da Léo Malet nel 1949 deve muoversi, un set dove appaiono costumiste, truccatori, attori, giraffisti, cineoperatori, elettricisti, segretarie di produzione, registi. Burma sa benissimo di non essere un eroe come Za La Mort. Anche se è truccato come un bandito non è abbastanza spettrale, né abbastanza affilato. Sa che il mondo del cinema, come quello dell'investigazione, è fatto di particolari che non tornano e che vanno osservati attentamente. Se qualcosa non funziona bisogna sempre spostare l'occhio o imparare a rigirare una scena: «c'è sempre un dettaglio che non va: hanno dimenticato di ricaricare la pellicola, di costruire l'arredo o di apparecchiare la tavola per la scena del banchetto». Per questo Burma preferisce operare senza fretta, meditando sulle intenzioni di colpevoli e innocenti fumando la sua pipa.
In Primo piano sul cadavere (Fazi) inizia la sua carriera e sarà proprio il caso Favereau a dargli per sempre un lavoro: «ed è così che fu fondata
l'Agenzia Fiat Lux, direttore Nestor Burma. Con il denaro di un individuo poco simpatico finito ammazzato e quello del suo povero assassino. Senza dubbio questo voleva la morale superiore i cui disegni sono impenetrabili».
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