L'Ospedale San Camillo, che celebra in questi giorni il suo ottantesimo compleanno, è un Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico: la sua principale attività è la neuro-riabilitazione, indispensabile dopo ictus, traumi cranici e spinali.
Nel 1928, quando cominciò a funzionare, il Lido di Venezia era un piccolo paradiso, riservato all'aristocrazia europea, cullata dall'eleganza di due alberghi di lusso: il Des Bains e l'Excelsior. La piccola struttura camilliana aveva un altro nome: «Istituto eliomarino dei Padri camilliani». Ottanta anni dopo, è un ospedale che gode della stima e della collaborazione di molte università italiane (Padova, Verona, Milano, Brescia, Modena) e di centri internazionali come il prestigioso MIT di Boston e il Karolinska di Stoccolma. Dispone di circa 300 posti-letto, che diventeranno circa 400 nel mese di ottobre, quando sarà completata la ristrutturazione di un nuovo edificio dal nome invitante: Stella Maris.
Fatto importante: l'Istituto San Camillo fa ricerca a livello internazionale. Un pool di scienziati (il professor L. Battistin, che è anche direttore scientifico dell'ospedale, il professor M. Dam, il professor P. Tonin) traccia le linee - guida e un buon numero di ricercatori, più di cento, le approfondisce. Ci si muove principalmente nell'area della neuroriabilitazione. I progetti più ambiziosi, attualmente, godono della preziosa collaborazione del professor Bizzi, un italiano che lavora da molti anni a Boston, e del professor Agnati del Karolinska Institute di Stoccolma. Dice padre Carlo Vanzo, che è Direttore dell'Istituto veneziano: «Questi progetti scientifici ci impegnano e ci esaltano; ma è giusto sottolineare la nostra missione, che è quella di assistenza globale al malato, curare il corpo e l'anima, come ci ha insegnato San Camillo de Lellis, patrono dei malati. In altre parole, ogni avanzamento sul piano scientifico - e mi riferisco anche ai congressi che ospitiamo - è sempre accompagnato da un impegno di sensibilizzazione umana e spirituale.Molta attenzione, negli ultimi anni, è dedicata a patologie specifiche come la sclerosi multipla, malattie invalidanti che richiedono una costante verifica.
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