Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, New York è una città fra le più sicure al mondo, dove nel 2008 ci sono stati «appena» 494 omicidi, il numero più basso degli ultimi 50 anni. Proprio per questo su tv e giornali della Grande Mela ha fatto scalpore l'assassinio di Andree Beijani, una quarantaquattrenne milionaria donna d'affari libanese. Anche perché il teatro del delitto è stato la Jumeirah Essex House, uno dei più famosi hotel della metropoli statunitense, che affaccia su Central Park. Insomma, un luogo che tutti definirebbero sicuro.
Eppure, sabato, Andree Beijani è stata ritrovata in una pozza di sangue, riversa nel cucinino della sua suite, al decimo piano, con la camicia da notte sollevata, una corda avvolta attorno al collo e un coltello da pane lungo trenta centimetri conficcato nel collo. Una scena del delitto che fonti della polizia hanno definito «raccapricciante» e che ha fatto subito pensare ad una pista passionale: per questo, sfruttando anche le telecamere a circuito chiuso dell'hotel, la polizia newyorkese sta già torchiando un sospettato, un ventinovenne responsabile delle pulizie dell'hotel, Derrick Praileau. Che non è ancora stato formalmente accusato ma che, a quanto scrivono i tabloid citando fonti anonime interne al commissariato che indaga sull'omicidio, avrebbe rilasciato dichiarazioni compromettenti, oltre ad essere stato inquadrato mentre entrava nella suite della vittima.
Una circostanza che l'uomo infatti non ha potuto negare, mentre ha rifiutato ogni addebito e ha detto di essere innocente. E mentre sembra che la polizia sia orientata a credere che Praileau fosse in qualche modo attratto dalla vittima, il responsabile per le pulizie, che lavora nel prestigioso albergo-condominio da 10 anni, sposato con due figli, ritiene di essere stato incastrato. D'altra parte, la situazione è ancora nebulosa e nonostante la rapidità delle indagini rimangono molti punti da chiarire: la polizia, per esempio, non ha ancora stabilito se la donna sia stato o meno violentata prima del brutale assassinio, mentre sembra esclusa l'ipotesi rapina, visto che dalla suite sembra non mancare nulla, quando il cadavere è stato rinvenuto da una cameriera inorridita, che ha subito chiamato il 911 (l'equivalente statunitense del 113).
Un altro punto che rimane da chiarire è se, quando Praileau è entrato nella stanza della vittima con un passepartout, il cadavere fosse già nella suite, se l'addetto alle pulizie, che prima aveva provato ad entrare in un'altra stanza senza riuscirci, non abbia semplicemente visto nulla, o se, come sembra credere il dipartimento di Polizia di New York, sia lui l'assassino. Di certo, come ha raccontato un vicino, quando la polizia ha bussato alla porta di casa sua, tutto si è svolto tranquillamente. «Erano in sei e lo hanno portato fuori - ha raccontato Sean Johnson, che come Praileau vive a White Plains Road, nel Bronx, -. Sembrava perfettamente calmo e tutti hanno osservato la scena in silenzio». Anche perché quell'uomo, «di famiglia molto buona», non aveva nessun tipo di precedente penale.
Così come non ne aveva la vittima, che con il suo lavoro di donna d'affari viaggiava molto e che è stata vista viva per l'ultima volta venerdì alle nove di sera. «Non so proprio come dirlo ai suoi genitori», ha raccontato l'unico parente della Beijani che vive negli Usa, spiegando anche che la vittima «aveva affittato quella casa da agosto».
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