No, finchè domina l'islam è assurdo parlare di diritti

L’Occidente è incerto su quali iniziative pren­dere nei confronti del terremoto che ha investi­to i paesi del Nord Africa. Un’incertezza giusti­ficata dal fatto che, forse per la prima volta, non siamo sicuri che il nostro sistema di vita, i nostri valori, la nostra forma di organizzazione sociale e politica, insomma l a «de­mocrazia », sia la ricetta adatta per risolvere tutti i mali. Nessuno si arrischia, naturalmente, a dirlo con parole chiare: d a troppo tem­po siamo abituati a considerare il governo democratico come l’uni­c o degno d i una società civile e a d affidare a questa convinzione ogni nostra azione anche all’este­ro. Ma l’Africa di oggi si presenta con caratteristiche che sappiamo d i non poter affrontare con le sicu­rezze psicologiche e culturali del passato, mentre sembra tuttavia costringerci, proprio a causa del passato, a non abbandonarla ad un totale «fai da te». I motivi per i quali non ci si può affidare ai poteri taumaturgici del­la democrazia sono abbastanza evidenti. L’itinerario che noi ab­biamo percorso è stato molto lun­g o e d è impossibile far «saltare» a i popoli secoli di storia religiosa, culturale, sociale, politica. Non si tratta, infatti, di imparare ad usa­re uno strumento, passare dal cammello all’automobile. È sufficiente riflettere al fatto che «democrazia» significa «ugua­glianza », consapevolezza che ogni individuo è «soggetto», libe­r o e padrone d i s e stesso, per com­prendere che questa pre-condi­zione della democrazia non esi­ste in quasi nessun paese africa­no. I l motivo è evidente. Nell’isla­mismo l e donne non sono sogget­to alla pari con gli uomini. L o affer­ma il Corano laddove recita che «gli uomini hanno su di esse un grado d i superiorità» (II, 228). M a è tutta la struttura sociale che ris­pecchia la preminenza degli uo­mini, la rigida divisione puro-im­puro che colloca l e donne nell'im­purità e affida loro il lavoro della terra che a sua volta è «femmina» e quindi impura. Oltre a conside­rarsi esse stesse inferiori, le don­ne sono nella maggior parte di questi paesi, Egitto e Somalia so­prattutto, condannate all’infibu­lazione, operazione che compor­ta, a parte tutte le malattie croni­che dell'apparato urogenitale, gravi patologie psichiche, instabi­lità e depressione, che riducono di molto la loro capacità intellet­tuale, la coscienza di sé. Non sono tuttavia soltanto que­sti dati oggettivi a rendere molto incerta l a speranza che s i instauri­n o nel Nord Africa governi demo­cratici. Dobbiamo tenere conto dello stato di scarsa aggressività, di disinteresse per la procreazio­ne, di atteggiamento remissivo che hanno adottato i maschi euro­pei (senza soffermarci qui a d ana­lizzarne le cause), che ha reso e rende quanto mai agevole, con­tentandoli con qualche sciopero e qualche corteo, governarli «de­mocraticamente ». Cosa questa che ci fa forse giudicare in modo troppo positivo l a democrazia, at­tribuendole meriti che probabil­mente non possiede. Il fatto è lo stato psicologico dei maschi euro­pei non ha nessun riscontro con l’atteggiamento dei maschi africa­ni. Dobbiamo stare attenti a non scambiare con forme di passività psicologica l a loro inerzia nell'or­ganizzarsi nel proprio paese per sottrarsi alla povertà, un'inerzia che pure appare assurda ai nostri occhi dato che vivono in luoghi ricchissimi che basterebbe sfrut­tare adeguatamente per sovveni­r e a d ogni bisogno.

Fuggono dalla propria terra perché sono abbaci­nati dalla ricchezza, dallo spreco, dalla sfrenatezza dei piaceri che contraddistinguono la vicina Eu­ropa. M a l e passioni che l i agitano sono fortissime; il musulmanesi­mo stesso è una passione. Biso­gnerà dunque riflettere molto pri­m a d i decidere s e agire e in che mo­do agire.

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